Stress, aggressività, disturbi del sonno e problemi cardiovascolari e metabolici: sono alcuni degli effetti imputabili all’inquinamento acustico. Secondo un recente studio danese, a questi si aggiungerebbero anche problemi di fertilità, stimati correlando i livelli di rumore del traffico intorno alle abitazioni con il tempo necessario al concepimento. In media, quando una coppia pianifica di avere un bambino trascorrono fino a sei mesi prima del concepimento: i risultati dell’indagine danese, pubblicati sulla rivista scientifica Environment International, sembrerebbero però suggerire che ogni 10 decibel in più di rumore il tempo di concepimento abbia tra il 5 e l’8% di probabilità in più di allungarsi fino a 12 mesi.
Il team danese ha intervistato 65’201 donne che, negli anni tra il 1996 al 2002, avevano progettato e portato a termine una gravidanza. L’intervista ha permesso di raccogliere dati sul tempo di concepimento e altri elementi che potrebbero influire sulla fertilità, quali l’età materna e l’indice di massa corporea al momento concepimento, lo stile di vita (fumo, consumo di alcool), o fattori socio-economici. Dati sul rumore intorno alle abitazioni delle donne e sull’inquinamento da monossido di azoto dell’area (anche questo un fattore rilevante) sono stati ottenuti a partire dal database sul traffico danese e opportuni modelli.
I dati sulle partecipanti sono stati poi suddivisi sulla base dell’esposizione al rumore, maggiore o minore di 55 decibel, soglia di rischi per la salute secondo l’Oms. Se le due popolazioni sono molto omogenee riguardo a età, posizione socio-economica e stile di vita, i tempi di concepimento sono risultati in media più alti nel gruppo maggiormente esposto al rumore. L’esposizione a 10 decibel di rumore oltre la soglia alzerebbe del 5% (dell’8% tenendo conto anche di altri fattori legati allo stile di vita materno) il rischio di tempi di concepimento tra 6 e 12 mesi. Non ci sarebbero effetti sui tempi di concepimento più lunghi di un anno, probabilmente in quanto in quel caso altri fattori determinano la minore fertilità della coppia.
La ricerca non chiarisce se sia la fertilità maschile o quella femminile ad essere maggiormente affetta dai rumori, ma studi precedenti suggeriscono che il meccanismo potrebbe essere legato all’attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (IIS). Le interazioni tra ipotalamo, ghiandola pituitaria e surrene determinano la produzione di ormoni quali il cortisolo e l’ormone luteinizzante (o LH), che regola la spermatogenesi negli uomini e l’ovulazione nelle donne: in presenza di rumori eccessivi, la stimolazione continua dell’asse IIS potrebbe alterare i normali livelli dell’ormone LH, con le conseguenti implicazioni per la fertilità.
Se studi più approfonditi sono necessari per chiarire il legame tra traffico cittadino e fertilità, la ricerca danese fa comunque suonare un campanello d’allarme. Tra gli europei, gli italiani sono i più esposti al rumore stradale, soprattutto nei grandi centri abitati: secondo un’indagine del 2016 quasi un italiano su due è molto esposto ai rumori del traffico e in diverse città l’inquinamento acustico sfiora i 90 decibel, limite stabilito dall’OMS come massimo per evitare danni all’udito e ben più elevato dei 55 decibel considerati come limite nello studio danese.