Lo squillo invadente e intrusivo di un telefonino è per me motivo di fastidio. Quando interrompe una conversazione, imponendo (ubi maior) di lasciare il discorso a mezz’aria, o peggio ancora quando risuona in una sala di concerto o durante una funzione religiosa. Per molti altri, invece, questo squillo è fonte di sottile piacere, quale dimostrazione di contatto con qualche parte del resto del mondo. Tanto da provocare viva sofferenza quando questo contatto viene meno e allora non si riesce più a ricevere né a trasmettere. Perché “non c’è campo”, perché la batteria è scarica, perché si è esaurito il credito prepagato. Oppure, peggio ancora, perché non si riesce più a trovare il telefonino (lasciato a casa, perso o rubato?).
Proprio per rappresentare il timore di questa astinenza forzata è stato coniato, qualche anno fa, il termine nomofobia, dall’inglese no mobile phobia, con il significato appunto di paura, per alcuni vero e proprio orrore, di restare isolati, sconnessi dal resto del mondo: da parenti più o meno stretti, dai conoscenti, dal lavoro e via dicendo. Di questa paura, secondo un’indagine presentata recentemente (8 maggio 2012) sulle pagine del Daily Mail con il titolo “The biggest phobia world Nomophobia“, soffrirebbero due terzi della popolazione britannica; con percentuali ancora maggiori nella fascia d’età fra 25 e 34 anni. Risulta inoltre che gli intervistati controllano i messaggi in arrivo 34 volte al giorno e che il 40% di loro dispone di due o più cellulari. Sintomi della nomofobia, secondo il Daily Mail, sarebbero i seguenti: incapacità di spegnere il telefonino, portandoselo appresso anche al bagno; controllo continuo dello stato della batteria e del credito residuo; verifica ossessiva delle chiamate in arrivo nel timore che qualcuna si perda per strada.
A quanto pare, il Post Office britannico (www.postoffice.co.uk, la stessa antica e solida istituzione a cui si rivolse Marconi per dar seguito alla sua invenzione!) ha preso sul serio la faccenda della nomofobia. E a tal riguardo ha pubblicato una apposita guida, nella quale vengono presentati vari suggerimenti per non incorrere nella sindrome da isolamento. Consigli peraltro abbastanza ovvi, quali riporre sempre il cellulare nel medesimo posto, disporre di una pluralità di caricatori situati strategicamente, mantenere sempre ben carica la batteria, tenere a portata di mano una carta prepagata di riserva, e via dicendo.
Questo articolo è stato pubblicato con il titolo “Siamo tutti nomofobici” sul numero di ottobre di Sapere. Ecco come acquistare una copia della rivista o abbonarsi on line.
Credits immagine: williamedia