Sappiamo ormai bene che tra i primi e i più comuni sintomi del coronavirus c’è anche la perdita dell’olfatto (anosmia) e del gusto (ageusia). Ma quanto durano? Una domanda a cui la comunità scientifica tenta di rispondere ormai da tempo, senza riuscire finora a giungere a una risposta conclusiva. A provare a fare chiarezza sulla questione arriva oggi un nuovo studio preliminare dell’Università del Quebec a Trois-Rivieres, che sarà presentato il prossimo aprile durante il congresso annuale dell’American Academy of Neurology, secondo cui le persone con la Covid-19 che presentano questi sintomi, possono non sentire i gusti e gli odori anche fino a 5 mesi dal momento dell’infezione.
Come agisce il coronavirus
A spiegare il meccanismo alla base della perdita dell’olfatto causata dal coronavirus erano stati, l’estate scorsa, i ricercatori della Harvard Medical School in uno studio pubblicato su Science Advances. Dai loro risultati, era emerso che dato che i neuroni olfattivi non hanno il recettore bersaglio del coronavirus (Ace2), ad essere responsabili sono alcune cellule che si trovano nel naso e nell’area del cervello chiamata prosencefalo. In particolare, il recettore Ace2 è presente in alcune cellule di supporto metabolico e strutturale ai neuroni olfattivi, ossia le cellule sustentaculari, che supportano i neuroni, e le basali, che rigenerano l’epitelio olfattivo quando danneggiato. Da qui, quindi, avrebbe origine la perdita dell’olfatto.
Lo studio
“Sebbene la Covid-19 sia una nuova malattia, ricerche precedenti mostrano che la maggior parte delle persone perde il senso dell’olfatto e del gusto nelle prime fasi dell’infezione”, ha commentato l’autore dello studio Johannes Frasnelli. “Volevamo andare oltre e vedere per quanto tempo persiste e quanto è grave nelle persone con Covid-19”. Per capirlo, i ricercatori hanno coinvolto 813 operatori sanitari risultati positivi al coronavirus, a cui è stato chiesto a 5 mesi dalla diagnosi di compilare un questionario online ed eseguire un test casalingo di autovalutazione con un punteggio da 0 a 10 (dove zero indicava la completa mancanza dei sensi) per valutare appunto le proprie capacità di sentire gli odori e i gusti.
Anosmia per 5 mesi
Dalle successive analisi, i ricercatori hanno scoperto che in media, a 5 mesi dalla diagnosi di Covid-19, l’olfatto non è stato riacquistato completamente. In particolare, del totale dei partecipanti, 580 hanno perso il senso dell’olfatto nella fase iniziale della malattia, e di questi, circa la metà (297) ha riferito di non aver ancora riacquistato l’olfatto a 5 mesi dalla diagnosi. In media, i partecipanti hanno valutato il loro senso dell’olfatto con una votazione di 7 su 10 dopo la malattia, giudicata invece 9 su 10 prima della malattia.
Anche il gusto, per 527 partecipanti, è stato perso all’inizio della malattia. Di questi, 200 persone, pari al 38%, hanno affermato di non averlo ancora riacquistato 5 mesi dopo l’infezione. In questo caso, i partecipanti hanno giudicato il proprio senso del gusto con un voto di 8 su 10 dopo la malattia (sempre rispetto a voto di 9 su 10 prima della malattia). “I nostri risultati mostrano che il senso dell’olfatto e del gusto alterato può persistere in una buona quota di pazienti con il coronavirus”, ha spiegato Frasnelli: “Questo sottolinea l’importanza di seguire le persone che sono state infettate e la necessità di intraprendere ulteriori ricerche per scoprire l’entità dei problemi neurologici associati alla Covid-19”.
Riferimenti: American Academy of Neurology
Credits immagine di copertina: engin akyurt via Unsplash