Con la comparsa di focolai di infezione da coronavirus, in poche ora l’Italia è balzata al terzo posto nel mondo per numero di persone positive, dopo Cina e Corea del Sud. Con l’adozione di eccezionali misure di contenimento le autorità cercano di limitare la diffusione del coronavirus (Sars-Cov-2) isolando le aree dei focolai e ricostruendo la catena del contagio. Dal 21 febbraio è entrato in vigore il divieto di allontanamento e quello di accesso in 11 Comuni tra Lombardia e Veneto. Sono state sospese manifestazioni, eventi e di ogni forma di riunione in luogo pubblico o privato, chiusi musei, scuole, e alcune tipologie di attività commerciale, sospesi i viaggi di istruzione. Dopo Lombardia e Veneto sono tante le misure prese dalle diverse regioni per cercare di contenere i contagi, come riferisce Repubblica.it. Applicata, invece, la quarantena con sorveglianza attiva a chi ha avuto contatti stretti con persone affette dal virus e l‘obbligo per chi è tornato in Italia da zone a rischio epidemiologico di comunicarlo alle autorità sanitarie locali, per l’adozione della misura di permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva.
Non correre al pronto soccorso
Potrebbe sembrare ovvio ma è bene ricordare l’invito perentorio a contattare i numeri di emergenza (1500 e 112) se si è tornati dalla Cina negli ultimi 14 giorni. L’invito a segnalare il proprio caso esclusivamente per via telefonica vale anche per tutti coloro che, pur non reduci da un soggiorno in Cina, avvertono sintomi di tipo influenzale e sospettano una infezione. Importante: non recarsi in ospedale, nei pronto soccorsi e negli ambulatori di medici di famiglia e pediatri, per non affollarli e non rischiare di contagiare o essere contagiati se non strettamente necessario, ricordano dal Ministero della salute. Se ci sono casi sospetti, il primo contatto con il personale medico deve avvenire per via telefonica. Ogni singola situazione sarà valutata e attiverà percorsi specifici per il trasporto nelle strutture sanitarie preposte oppure per eseguire, eventualmente, i test necessari a domicilio.
Le raccomandazioni dei medici di famiglia
Si muovono anche i medici di famiglia, con una comunicazione nella quale raccomandano di non andare immediatamente presso lo studio del proprio medico, qualora si avvertano sintomi sospetti, ma di chiamarlo e di seguire le sue domande per definire il profilo di rischio. A tutti i medici della medicina generale è stato fornito in queste ore una scheda di triage telefonico da utilizzare per porre telefonicamente ai pazienti sospetti di un contagio da Covid-19 domande con le quali fare una prima diagnosi. Lo stesso medico di famiglia potrà poi consigliare ogni ulteriore step da seguire, stabilendo se sia necessario recarsi nel suo studio. “Non esiste uno spartiacque assoluto per indicare quando sia necessaria la visita – sottolinea Claudio Cricelli, presidente della SIMG – una simile decisione è frutto della conoscenza che il medico ha della persona. Età, eventuali patologie croniche, stato di salute vanno a costituire alcuni degli elementi sulla base dei quali il medico prende la sua decisione. Non esistono regole fisse: questa è la medicina delle persone, si decide caso per caso”.
I numeri verdi regionali per ricevere informazioni
In caso di necessità i numeri unici rimangono il 112 e il 118. Nelle ultime ore, in seguito alla segnalazione di nuovi casi lungo la penisola, sono stati attivati dalle regioni numeri verdi per rispondere alle richieste di informazioni, in aggiunta al numero nazionale 1500.
I cittadini che risiedono in Lombardia possono chiamare il numero verde unico regionale 800.89.45.45, in Piemonte 800 333 444, nel Veneto 800 46 23 40, in Toscana il 800 55 60 60, in Emilia-Romagna 800 033 033, nella Provincia autonoma di Trento 800 867 388, in Campania 800 90 96, a Piacenza 0523 317979
Riferimenti: Ministero della Salute, Istituto superiore di sanità
Credit immagine di copertina: t_watanabe/Pixabay
Buongiorno. Mi piacerebbe sapere perche’ in francia, germania e inghilterra ci sono cosi’ pochi contagiati. Secondo voi e’ solo perche’ siamo in qualche manieta “speciali” oppure se loro non fanno nessun tipo di test. Grazie
Caro Marco, in effetti abbiamo fatto molti tamponi, più della Francia, per esempio. Probabilmente, li abbiamo fatti troppo tardi, quando il virus già circolava in Italia, scambiato forse per influenza, provocando gli stessi sintomi. Questo potrebbe spiegare il gran numero di positivi rilevati in Italia.