Il coronavirus ha ucciso la stretta di mano?

stretta di mano

“Per favore evitate la stretta di mano”, recitava un cartello esposto durante un evento pubblico a Londra a cui ho partecipato di recente. Sotto la scritta, l’immagine di due mani che si stringono, circondate da un cerchio rosso barrato. Nonostante il crescente allarme coronavirus, per molti dei partecipanti all’evento era la prima volta che ricevevano una simile richiesta.

Evitare un comportamento così abituale e spontaneo si è rivelato più facile a dirsi che a farsi. Stringerci la mano viene naturale a moltissimi di noi. L’arte della stretta di mano mi è stata insegnata fin da piccola, crescendo negli Stati Uniti. Quando avevo circa 10 anni mio padre mi faceva allenare: “Per prima cosa guardami negli occhi, non vorrai stringere la mano come se fossi un pesce morto”. Quindi stringevo la sua mano il più forte possibile, con le mie piccole dita e il polso sotto sforzo per la pressione, e gli occhi incollati ai suoi.

Da allora sono sempre affascinata dalla gestualità della stretta di mano: lo sguardo fisso negli occhi di chi si ha di fronte, un piccolo cenno del capo, un mezzo passo in avanti, il protendere la mano destra con un movimento fluido prima di afferrare quella del proprio interlocutore con la giusta energia.

Buone intenzioni

La stretta di mano è sempre una connessione positiva tra due persone. È uno dei primi gesti menzionati nel “Practical Illustrations of Rhetorical Gesture and Action” di Henry Siddon, un manuale del 1807 pensato per gli attori inglesi e adattato da un classico precedente, “Ideen zu Einer Mimik”, del 1785, scritto da Johann Jacob Engel del teatro nazionale di Berlino.

Siddons definisce la stretta di mano un’azione che “unisce tra loro due estremità del corpo umano“, “un’espressione tipica di amicizia, benevolenza e saluto”, un gesto “ricco di significati, perché la mano è la lingua in cui esprimiamo cordialità e buone intenzioni”.

Cosa succede però in un tempo in cui la benevola stretta di mano diventa potenzialmente pericolosa? Tutti hanno visto il ministro degli interni tedesco Horst Seehofer rifiutare la mano tesagli dalla cancelliera tedesca Angela Merkel. E sotto il peso del più alto numero di infezioni in Europa, gli italiani stanno sperimentando nuove norme per i contatti sociali che si discostano fortemente dai loro tradizionali gesti ad alta intimità fisica, come baci e abbracci. La situazione più curiosa si è verificata in Danimarca, dove le cerimonie di naturalizzazione sono state sospese perché, da quando il paese ha compiuto una svolta più conservativa, nel 2018, la stretta di mano è diventata parte integrante e quindi obbligatoria del cerimoniale. Un cambiamento legislativo criticato all’epoca come “anti-immigrazione” e che oggi a causa della pandemia costringe centinaia di persone ad attendere per avere la cittadinanza danese .

Che sia arrivata la fine per la stretta di mano?

Un workshop touchless

Era quello che mi chiedevo mentre, nel corso dell’evento con divieto di strette di mano che ho citato, entravo in una sala conferenze per tenere un workshop di improvvisazione rivolto a drama teacher, molti dei quali con considerevole esperienza nella recitazione. Inizialmente, avevo pensato di proporre alcuni esercizi che implicano il contatto fisico, incluso uno in cui le persone si appoggiandno le une alle altre, che dà una percezione fisica della propria interazione come gruppo. Un altro esercizio invece richiedeva una ripetuta stretta di mano tra i partecipanti.

Prima di iniziare, ho chiesto a tutti se si sentissero a proprio agio all’idea di toccarsi l’un l’altro. Per molti non era un problema, ma alcuni hanno ammesso che avrebbero preferito evitarlo e quindi ho modificato il programma in modo che non fosse necessario alcun gesto che avrebbe potuto, per dirla con Siddons, “unire due corpi umani tra loro”. I gruppi sono rimasti ma con maggiore distanza tra le persone mentre la stretta di mano e altri gesti simili dovevano solo essere mimati.

L’aver escluso il contatto fisico ha creato una situazione particolare: tutti avevano difficoltà a mantenere le distanze, a resistere all’impulso di toccare l’altro, per esempio, mimando la stretta di mano. Il drammaturgo tedesco Bertolt Brecht chiamava Verfremdungseffekt, straniamento o effetto straniante – la capacità di un tipo di recitazione “distaccata” di far apparire strano, comunque diverso, qualcosa che è familiare, svelando così una realtà mai vista prima. Ed è così che, cambiando focus, il familiarissimo gesto della stretta di mano è risultato “strano”. Privato della sua dimensione tattile, l’attenzione si è spostata sulla sua ubiquità nei nostri gesti quotidiani. L’aver sostituito la stretta di mano con una sua rappresentazione ha reso tutti più consapevoli dell’impulso appreso ad agire collegialmente e con reciprocità. Tutti continuavano a scusarsi per non potersi toccarsi gli uni con gli altri.

Cosa succede ora?

L’epidemia di coronavirus ci sta costringendo a sostituire la stretta di mano con altri gesti che possano svolgere la stessa funzione senza la necessità di un contatto fisico. Il sito di notizie India Today ha, per esempio, proposto di eliminare strette di mano e baci sulla guancia (usanze occidentali) in favore di un ritorno al tradizionale saluto namasté: un piccolo inchino a mani giunte. Oltre a sottolineare i suoi vantaggi igienici, l’articolo ricordava anche la natura desi (cioè tipico del subcontinente) di questa forma di saluto.

La crisi sanitaria globale mette in discussione il ruolo del contatto fisico nei gesti di saluto delle culture di tutto il mondo. Senza più l’assunto che probabilmente finiremo col toccarci, il repertorio di gesti che abbiamo a disposizione deve essere riscritto. La semplice richiesta “evitate le strette di mano” potrebbe ridefinire in modo significativo le modalità di interazione umana. Una risposta globale potrebbe dar vita a nuovi gesti che, a loro volta, ridefiniranno i modi in cui interagiamo gli uni con gli altri.

Conversation

L’articolo è stato pubblicato in inglese su The Conversation. Traduzione a cura della redazione di Galileo.

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