Se gli asintomatici sono, appunto, senza sintomi, come si fa a identificarli e isolarli per evitare che contribuiscano alla diffusione del nuovo coronavirus? L’idea dei test a tappeto, lo abbiamo imparato nei mesi scorsi, è davvero difficile da attuare: testare ogni singola persona comporterebbe un dispendio di tempo e di risorse (reagenti e personale) non sostenibile. Ora però i ricercatori israeliani della Ben-Gurion University, del National Institute for Biotechnology, della Open University of Israel e del Soroka University Medical Center propongono una soluzione alternativa, un test di gruppo che in una volta sola riesce a identificare i singoli soggetti positivi. Ecco come funziona.
Il P-Best
In un articolo pubblicato su Science Advances, i ricercatori spiegano di aver provato la validità del metodo da loro sviluppato, chiamato P-Best, su un gruppo di 384 persone. Invece di testare i campioni biologici uno a uno, gli scienziati hanno eseguito solo 48 analisi aggregando i campioni. Nello specifico, i 384 campioni sono stati divisi in 48 pool, ciascuno dei quali composto da un set unico di 48 campioni. In questo modo ogni campione era presente in 6 pool diversi.
Una volta ottenuti i risultati dei 48 test aggregati, gli scienziati hanno utilizzato lo speciale algoritmo per risalire a quale dei singoli campioni fosse positivo. In questo caso particolare ne hanno trovati 5.
Le performance del P-Best è stata poi di nuovo messa alla prova in un gruppo più ampio, composto da 1.115 lavoratori del comparto sanitario (medici, infermieri, assistenti sanitari ma anche personale amministrativo) asintomatici o pauci-sintomatici. In questo caso i ricercatori hanno disegnato il sistema in modo da effettuare solo 144 test.
Screening di massa
Questo metodo, sostengono i ricercatori, è in grado di dare i risultati in un’ora e può essere implementato da qualsiasi laboratorio diagnostico nel mondo. Può essere configurato sulla base del tasso stimato di portatori: più è basso, più alta è l’efficienza.
“P-Best è l’ideale per condurre uno screening dei portatori del virus quando il tasso di infezioni è molto basso, meno dell’1%”, ha spiegato Tomer Hertz della Ben Gurion University. “La sua adozione comporterebbe un significativo risparmio di reagenti e di altre risorse diagnostiche incrementando di molto la capacità di test”.
Il metodo rapido e low-cost, approvato dal ministro della salute israeliano, è già applicato nei laboratori clinici dello stato di Israele come ulteriore strumento per contenere la diffusione di Sars-Cov-2 e prevenire una nuova ondata.
Via: Wired.it
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Credits immagine di copertina: Prasesh Shiwakoti (Lomash) on Unsplash