Un posto scuro, silenzioso ed estremamente pauroso. E sicuramente molto solitario: è così che la maggior parte di noi deve immaginare il fondo della Fossa delle Marianne, la depressione oceanica più profonda della Terra, 11 chilometri sotto la superficie del mare, al largo della costa delle Filippine nel Pacifico occidentale. E, probabilmente, lo scenario che tutti immaginiamo è abbastanza verosimile. Tuttavia, ne sappiamo ancora troppo poco per stabilire con certezza cosa ci sia là sotto. Tra i pochi privilegiati che in questo momento possono vantare di conoscere qualcosa di più, sicuramente c’è il regista James Cameron, che, come vi avevamo raccontato, a febbraio 2012 si è calato nell’abisso a bordo del sommergibile australiano Deepsea Challenger.
Cameron è il primo uomo che ha compiuto l’impresa in solitaria, e il terzo in assoluto. Prima di lui si erano immersi, nel 1960, il tenente di vascello Don Walsh e Jacques Piccard, a bordo del batiscafo italiano Trieste (qui il filmato Rai che racconta l’impresa), che però non era riuscito a compiere osservazioni particolarmente rilevanti. Il regista americano, invece, ha girato una gran quantità di filmati, anche in 3D, che rappresentano al momento la più completa documentazione disponibile su uno dei luoghi più inaccessibili del pianeta.
Il materiale di Cameron, tuttavia, non è ancora disponibile al grande pubblico: è di proprietà di National Geographic, che ha partecipato finanziariamente all’impresa e ha annunciato che nel corso di quest’anno pubblicherà il film completo dell’immersione. Naturalmente, l’attesa e le aspettative sono tante. Jennifer Frazer, reporter per Scientific American, è riuscita a raccogliere alcune anticipazioni e le ha raccontate in un lungo speciale.
Frazer ha avuto la possibilità di incontrare Natalya Gallo, studentessa di oceanografia biologica allo Scripp Institution of Oceanography. Gallo è una delle poche persone che ha potuto analizzare le oltre 80 ore di riprese di Cameron, con il compito di identificare ed esaminare tutto quello che compariva nel video. La studentessa ha discusso i risultati della sua analisi in una conferenza che si è tenuta a New Orleans, aiutandosi anche con i dati preliminari presentati dall’American Geophisical Union (qui il video integrale dell’evento).
“È venuto fuori, purtroppo, che non c’è nessun kraken in agguato nel Challenger Deep [il punto più profondo della Fossa delle Marianne, nda]”, scherza Frazer. “Ma in compenso ci sono molte altre cose interessanti”.
Anfipodi giganti
Anzitutto, sono stati notati degli esemplari di anfipodi, crostacei simili a gamberetti. Non è una grande scoperta, perché si tratta di un ordine particolarmente abbondante nell’oceano. Praticamente, dove c’e acqua ci sono anfipodi. Nel Challenger Deep ve ne sono di rosa pallido e bianchi, e ciò che li rende davvero speciali è la loro dimensione. Il microbiologo Douglas Bartlett ha fatto notare che la maggior parte degli anfipodi oceanici è della dimensione di un pollice umano. Quelli catturati dalle esche dell’équipe di Cameron erano lunghi fino a 17 centimetri. E ce ne sarebbero altri che arrivano a ben 30 centimetri.
I cetrioli di mare spazzini
Oltre agli anfipodi, Gallo ha notato quelli che a prima vista sembravano bastoni sepolti nella sabbia, disposti secondo un modello un po’ particolare. A un’occhiata più approfondita, si sono rivelati essere oloturie, meglio note con il nome comune di cetrioli di mare, camuffati così astutamente con il fondale da non essere notati neppure da Cameron. Si tratta di animali specializzati nella raccolta di cibo dal fondo oceanico tramite delle apposite appendici per l’alimentazione. Secondo gli scienziati, le oloturie si posizionano in modo tale da intercettare le correnti oceaniche e arraffare il cibo grazie ai loro tentacoli. Gallo racconta che i cetrioli erano completamente immobili, tanto da sembrare congelati. È per questo, oltre che per il loro perfetto camuffamento con il fondale, che sono sfuggiti all’occhio di Cameron.
Non è tutto. A quanto pare, c’è ancora un’altra creatura di dimensioni superiori alla norma sul fondo della fossa. Nascosti dietro pile di sabbia instabili e irregolari ci sono dei protisti filamentosi giganti, detti foraminiferi. Si tratta di esseri viventi simili ad amebe, dotati di tentacoli lunghi e ramificati con cui afferrano il cibo. Spesso sono provvisti di gusci di carbonati di calcio di grande complessità e bellezza: per resistere alla pressione degli abissi, mille volte superiore a quella superficiale, i gusci sono morbidi e flessibili. Non è ancora ben chiaro se si tratti di creature unicellulari nel senso stretto del termine.
Via: Wired.it
Credits immagine: marinebio.org/Flickr