Come Chernobyl. È questo il giudizio dell’agenzia nipponica per la sicurezza industriale e nucleare (Nisa) rispetto alla situazione della centrale di Fukushima Daichi. Per questo motivo ha fatto salire l’incidente al livello sette sulla scala Ines dell’ International Atomic Energy Agency ( Iaea), lo stesso che era stato applicato all’incidente ucraino. Tuttavia la commissione, come riporta il quotidiano inglese The Guardian, ha precisato che questa nuova classificazione riflette l’impatto iniziale della crisi nucleare, aggiungendo che i livelli di radioattività, da allora, sarebbero diminuiti drasticamente e che la decisione è stata presa a un mese dall’incidente per la necessità degli esperti di valutare tutti i dati a disposizione.
Hidehiko Nishiyama, portavoce della Nisa, ha anche precisato che quanto successo alla centrale giapponese non è paragonabile a Chernobyl (che contagiò in tutto cinque milioni di persone) né sul piano delle radiazioni rilasciate né su quello del rischio per la salute pubblica. “Chernobyl è esplosa mentre i reattori erano ancora attivi, il che è completamente diverso rispetto a quello che è successo a Fukushima”, ha dichiarato Nishiyama.
La commissione giapponese ha stimato, infatti, che i reattori della centrale hanno rilasciato nell’aria fino a 10mila terabecquerel di iodio 131 radioattivo all’ora per diverse ore dopo il loro danneggiamento, e che da allora questa quantità è scesa al di sotto di 1 terabequerel per ora. Sempre secondo il portavoce dell’agenzia nipponica, l’emissione di sostanze radioattive sarebbe stata quindi circa un decimo di quella relativa al disastro di Chernobyl.
Secondo alcuni esperti internazionali, tuttavia, la decisione della Nisa è eccessivamente pessimista. “Credo che far salire il livello a quello di Chernobyl sia una scelta sproporzionata”, ha commentato Murray Jannex, professore associato presso la San Diego State University. “ I due eventi non sono paragonabili – ha proseguito Jannex – Chernobyl è stato terribile, il reattore è esploso e non aveva nessun sistema di contenimento. A Fukushima il contenimento sta tenendo, la sola cosa che non ha funzionato è l’invaso di combustibile che ha preso fuoco”.
Nel frattempo il governo giapponese sta valutando un nuovo piano di evacuazione. Circa 70mila persone che vivevano in un raggio di 20 chilometri intorno alla centrale sono già state allontanate, e ora le 130mila che ancora vivono entro i 30 chilometri sono state invitate a partire volontariamente o a chiudersi in casa. Questa decisione è dovuta, secondo Yukio Edano, portavoce del governo, alla mancanza di progressi nella riparazione del sistema di raffreddamento del reattore danneggiato, e alla paura delle conseguenze a lungo termine per la salute della popolazione.
Secondo gli ingegneri della Tepco, che ha annunciato di aver smesso di pompare acqua radioattiva nell’oceano, sarà necessario ancora molto tempo prima di riuscire a ripristinare il sistema, e quindi a stabilizzare i sei reattori della centrale. E il lavoro degli ingegneri potrebbe essere ulteriormente rallentato dalle scosse che continuano a colpire l’area. Nelle ultime 24 ore infatti, le regioni orientali e a nord est del Giappone sono state colpite da due gravi scosse, di cui una di magnitudo 6,3. Sono state oltre 400 le scosse di assestamento di magnitudo superiore a 5 che hanno colpito il Giappone dopo l’11 marzo.
Riferimenti: wired.it