La storia ha dei suoi tratti peculiari, ma ricorda quella della fusione fredda, passata e recente (vedi Galileo, “L’Università di Bologna divorzia da E-Cat”, “Guida alle frodi scientifiche”). Parliamo delle presunte reazioni di fissione piezonucleare, ultimamente tornate alla ribalta in Italia e oggetto di una polemica che continua a montare tra i fisici di casa nostra. Gli studi che ne dimostrano la fondatezza scientifica sono a dir poco controversi. Nonostante questo, nel nuovo piano triennale di attività (2012-2014) dell’Istituto nazionale di ricerca metrologica di Torino (Inrim), queste reazioni sono elencate tra le priorità. Eppure l’ente statale non si occupa di energia. E dunque cosa succede? Succede che il nuovo presidente dell’Inrim Alberto Carpinteri, tuttora docente al Politecnico di Torino, è tra i principali sostenitori della teoria piezonucleare. Contro la sua decisione si sono levate le voci di oltre 900 fisici (ad oggi sono 916, per l’esattezza), che hanno firmato un appello al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca scientifica affinché “possa ricondurre la politica dell’istituto metrologico nazionale entro i canoni della prassi scientifica unanimemente accettata in tutto il mondo”. Intanto, all’interno dello stesso Inrim cresce la tensione tra gli organi direttivi e i ricercatori, tanto che alcuni rivedono gli studi del presidente e sollevano dubbi sulla loro solidità in un commento su ArXiv. Galileo ha intervistato uno degli autori, Giovanni Mana, per cercare di fare un po’ di chiarezza in questa strana vicenda che sa tanto di frode.
Dottor Mana, cos’è una reazione piezonucleare?
“Per me e per la maggior parte dei miei colleghi è un fenomeno incomprensibile, anche perché violerebbe il principio di conservazione dell’energia. Riguarda la presunta osservazione di reazioni di fissione nucleare – ovvero un nucleo che decade in due più leggeri e stabili – scatenata da sollecitazioni di tipo meccanico: o per mezzo di ultrasuoni o per mezzo di compressione. Nel caso dell’esperimento pubblicato su Strain nel 2011 da Carpinteri, un granito di Luserna è stato sottoposto a una sollecitazione meccanica fino a spaccarsi. Secondo quanto riportato, la frammentazione della roccia sarebbe stata sufficiente a innescare la reazione e a trasformare alcuni nuclei di ferro in nuclei di elementi più leggeri, come l’alluminio, che avrebbero accumulato energia. La reazione avrebbe anche causato il rilascio di neutroni”.
Dov’è che si viola il principio di conservazione dell’energia?
“I proponenti della tecnica sostengono che non è necessario fornire energia al nucleo di ferro per spaccarlo: sebbene l’energia fornita non sia sufficiente a rompere il nucleo, la sola sollecitazione meccanica innescherebbe un processo che alla fine porta alla fissione. L’energia che verrebbe accumulata nei nuclei figli sarebbe quindi maggiore di quella di partenza. Semmai si dimostrasse vero, sarebbe una rivoluzione della fisica. Ora, sebbene nulla sia per principio impossibile, prima di riscrivere tutti i libri bisogna avere delle prove più che solide. Che non esistono. Il 90% dei fisici ritiene che la storia sia simile a quella della fusione fredda, con un’aggravante: in quel caso il problema è tecnico, qui è anche teorico”.
Ma perché il piezonucleare fa tanto clamore?
“I sostenitori delle teorie piezonucleari affermano che la tecnica possa essere impiegata in molti campi: per la produzione di energia nucleare, per la rivelazione di terremoti e, soprattutto, per la bonifica di siti radioattivi”.
Cosa afferma lo studio che avete messo in discussione?
“Carpinteri sostiene di avere osservato emissione di neutroni e cambiamento di percentuale di ferro e interpreta questi dati come una prova della fissione. Ma l’interpretazione è ritenuta insensata da molti scienziati in tutto il mondo, me compreso”.
Cosa confutate esattamente nel commento su ArXiv?
“Che da quello studio non è possibile trarre alcuna conclusione. Hanno scelto 30 campioni sulla superficie esterna della roccia e 30 campioni della superficie frantumata, ma solo in 4 o 5 casi si vede una diminuzione di ferro e un aumento di alluminio. Pochini, no? Inoltre, se si guardano attentamente le tavole riportate, si può notare che molte delle misure sono identiche, il che è piuttosto strano: è come se il campione fosse stato in realtà uno solo. Il nostro lavoro è interlocutorio e ora spetterà agli autori del Politecnico di Torino spiegare e dimostrare che i loro risultati sono validi”.
Cosa sta accadendo all’Inrim, ora che sarete coinvolti in queste ricerche?
“Ci sono tensioni interne, tra noi ricercatori e gli organi direttivi. Il presidente è entrato in contrasto con una parte dell’istituto. Questo sia perché il piezonucleare non è di nostra competenza, sia perché i finanziamenti devono essere allocati in base alla sensatezza dei progetti e alla loro probabilità di successo. Su questo si basa la ricerca italiana”.
Nell’immagine: Pietra di Luserna, granito