Cos’è il Trattato sul commercio delle armi

Con il sostegno di oltre 150 paesi, Italia compresa, l’Assemblea generale delle Nazioni unite ieri ha appena approvato il Trattato sul commercio delle armi. Il testo, frutto di discussioni durate anni, dovrà ora essere firmato e ratificato prima di entrare in vigore (dopo che almeno 50 paesi lo avranno fatto) e “costringerà per la prima volta i venditori a considerare come i propri clienti utilizzeranno le armi e a rendere queste informazioni pubbliche”, scrive il New York Times. La Farnesina invece accoglie in questo modo la notizia: “Si apre così la strada alla determinazione di un quadro giuridico internazionale, della cui assenza hanno finora approfittato tutti coloro che hanno alimentato il traffico illecito di armi, a danno soprattutto delle popolazioni vittime di conflitti armati nelle aree più travagliate del mondo”. Ma cosa prevede esattamente il Trattato sul commercio delle armi

Scopo
Il trattato servirà a regolamentare a livello internazionale il commercio di armi, creare degli standard per i trasferimenti puntando ad abbassare la vendita stessa delle armi, nel tentativo di disciplinarne anche da un punto di vista morale la compravendita. 

Le richieste del trattato
Come previsto dal testo verrà valutato se, per esempio, il trasferimento e la vendita di armi possano essere usati per fomentare il terrorismo, sostenere genocidi e commettere crimini contro l’umanità. In tal caso ai governi esportatori (tra i principali si ricordano Stati Uniti, Cina, Russia, le ultime due astenutesi dal voto) sarà chiesto di rifiutare il commercio di armi nei paesi considerati a rischio. Richiamando alla memoria i fatti recenti Anna MacDonald della Oxfam International ha commentato così il risultato dell’Assemblea Generale, parlando degli effetti sperati della misura votata: “Il trattato non risolverà i problemi della Siria subito, nessun trattato potrebbe farlo, ma aiuterà a prevenire futuri casi simili. Aiuterà”, continua MacDonald “a ridurre la violenza armata. Aiuterà a ridurre il conflitto”. Il trattato chiede inoltre di non rompere gli embarghi delle Nazioni Unite. 

Cosa non prevede il trattato
Il documento votato dall’Assemblea generale – con 154 voti a favore, 23 astenuti e 3 contrari, quali Corea del Nord, Iran e Siria – non vieta in assoluto l’esportazione di armi, non compromette il diritto degli Stati all’autodifesa e non ha a che fare con il commercio domestico di armi o la possibilità stessa di possederne (malgrado l’americana National Rifle Association si sia schierata contro il trattato intravedendo in questo una minaccia al Secondo emendamento della costituzione). 

Le armi considerate
Saranno disciplinate dal trattato le seguenti armi convenzionali: carri armati, veicoli corazzati da combattimento, artiglieria di grosso calibro, aerei ed elicotteri da combattimento, navi da guerra, missili e lanciamissili, non dimenticando anche armi leggere come fucili e pistole. 

I sostenitori del trattato
Come riferiva la Reuters alla vigilia del voto a sostenere l’adozione di un trattato per il commercio delle armi sono state soprattutto le organizzazioni in difesa dei diritti umani e in generale gli Stati europei, quelli latino-americani e africani.  

Via: Wired.it

Credits immagine: code poet/Flickr

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