Perché gli occhi della Squilla mantis, un crostaceo appartenente all’ordine degli stomatopodi, contengono 12 diversi tipi di fotorecettori quando ne bastano un numero compreso tra quattro e sette per codificare ogni colore possibile? Un nuovo studio, condotto dai ricercatori del Queensland Brain Institute, coordinati da Hanne Thoen, e pubblicato su Science, ha finalmente risolto il mistero, mostrando come questi crostacei facciano uso di un sistema di visione a colori unico e precedentemente non documentato.
La maggior parte dei mammiferi possiede due tipi di fotorecettori che convertono la luce in segnali elettrici da inviare al cervello. Gli esseri umani e gli altri primati ne hanno tre, alcuni uccelli e rettili quattro, e alcune farfalle possono arrivare fino a sei: per questo, per molto tempo gli scienziati si sono chiesti quale fosse lo scopo dei dodici recettori presenti negli occhi di questa particolare specie di crostacei.
Nell’esperimento, i ricercatori hanno associato dei premi in cibo a diversi colori e hanno scoperto che gli animali, nonostante l’enorme numero di fotorecettori, non erano facilmente in grado di distinguere alcuni dei colori, come ad esempio l’arancione chiaro e il giallo scuro. Nonostante questo, le Squilla mantis sono in grado di riconoscere velocemente i colori di base, usando meno capacità mentali degli esseri umani e degli altri animali.
La spiegazione ipotizzata dagli scienziati per questa peculiare abilità è che i 12 fotorecettori, ognuno impostato su una certa sensibilità, scansionino gli oggetti osservati per permettere all’animale di riconoscere i colori di base quasi immediatamente. Al contrario degli occhi degli esseri umani, che mandano un segnale elettrico al cervello per effettuare un confronto, gli occhi della Squilla mantis sono in grado di saltare questo passaggio, velocizzando il processo. Una possibile causa dello sviluppo di questa capacità potrebbe essere l’ambiente in cui questi crostacei si trovano a vivere: il mondo pericoloso – ed estremamente colorato – della barriera corallina, ricco di potenziali predatori.
Riferimenti: Science doi:10.1126/science.1245824
Credits immagine: Roy L. Caldwell
Credits video: Newscientist