Il tremore armonico è una serie di piccoli terremoti che spesso accompagnano un’eruzione vulcanica, un rilascio massiccio di energia accompagnato dall’emissione di onde sonore, solitamente negli infrasuoni, ma anche a frequenze più alte e quindi udibili dall’orecchio umano. Un comportamento soprannominato l’urlo del vulcano (qui per ascoltarlo) e presentato sulle pagine di Nature Geoscience.
Gli studi dei ricercatori si riferiscono all’attività del vulcano Redoubt, in Alaska, che nel 2009 fu protagonista di una serie di massicce eruzioni che gettarono ceneri fino a 15 chilometri di altezza, ricorda il New Scientist. “La frequenza di questo tremore è insolitamente alta per un vulcano, e non si può facilmente spiegare attraverso molte delle teorie accettate”, spiega Alicia Hotovec-Ellis della University of Washington, che ha preso parte allo studio.
I suoni registrati si sono sviluppati in un crescendo per poi smorzarsi subito prima delle eruzioni, riferiscono gli scienziati. Per questo potrebbero contenere indizi importanti sulle attività che interessano un vulcano appena prima delle eruzioni.
Tra le ipotesi avanzate per spiegare il tremore armonico dei vulcani, la ricercatrice crede che la più probabile sia il passaggio di magma ad alta pressione attraverso stretti condotti localizzati nella montagna. Questi movimenti determinano dei piccoli terremoti che si succedono sempre più frequentemente. “Dal momento che il tempo che intercorre fra un terremoto e l’altro è sempre di meno, la pressione per far sì che se ne scateni uno più potente non riesce ad accumularsi”, spiega Hotovec-Ellis che ha registrato i suoni emessi dal vulcano, e quindi li ha condensati in una versione accelerata. “A questo punto la frequenza cresce fino a diventare incredibilmente alta, poi c’è una pausa e quindi l’esplosione”. Una frequenza, racconta la ricercatrice, che sale da 1 Hertz a 30 Hertz, mentre la soglia di udibilità umana è intorno ai 20 Hertz. “Credo che il passo successivo sia capire perché le tensioni siano così alte”, conclude infine Hotovec-Ellis.
Via: Wired.it
Credits immagine: Chris Waythomas, the Alaska Volcano Observatory, and the US Geological Survey via Wikipedia