E’ interessante, ora che la pandemia sta vivendo un momento di tregua, leggere il racconto delle esperienze fatte da un ricercatore che ha contributo in prima persona alla elaborazione del vaccino Oxford-Astra Zeneca. Giacomo Gorini è un immunologo giovane, con un curricolo di alto livello, che guarda non solo quello che è successo in Occidente negli ultimi tre anni a proposito della Malattia X, il Covid-19, ma prospetta quello che potrebbe accadere nel futuro se non ci si attrezza in tempo per la prossima, inevitabile, Malattia Y.
Le sue competenze hanno portato Gorini a lavorare in centri i ricerca prestigiosi, con grandi scienziati, a collaborare alle ricerche di un possibile vaccino contro il plasmodio della malaria e, successivamente, a un quasi impossibile vaccino contro il virus HIV, il responsabile dell’AIDS. La pandemia da Covid 19 lo ha portato ad inserirsi nel gruppo di ricercatori che, ad Oxford, lavorava a un vaccino contro il nuovo virus, mettendo a frutto le conoscenze già acquisite in campo immunologico e acquisendone di nuove in virologia. In questo volume, alcune chiare e sintetiche spiegazioni sui meccanismi di replicazione del virus e sui sistemi immunologici presenti o sviluppati nell’uomo in conseguenza dell’infezione permettono di rendersi conto delle difficoltà della ricerca su una nuova patologia, ma anche di capire come conoscenze acquisite molto prima che l’infezione si presentasse abbiano permesso un rapido sviluppo delle terapie vaccinali.
Giacomo Gorini
Malattia Y. Dal vaccino alle nuove frontiere della medicina.
Piemme Ed. 2022
Pp 237, € 18,50
Le varie tappe dei controlli sulla sperimentazione del vaccino Oxford-Astra Zeneca sono state rigorosamente seguite per garantirne la sicurezza: ma questo è stato possibile perché in Inghilterra il sistema era da tempo pronto per affrontare una eventuale Malattia X, ed era stato – ad esempio – già compilato l’elenco dei volontari che avrebbero sperimentato su se stessi l’infezione e il farmaco nelle fasi necessarie per ottenerne l’approvazione. A questi volontari va in particolare il ringraziamento e la riconoscenza dell’autore, per la loro generosa disponibilità e il coraggio nell’affrontare volontariamente un rischio non calcolabile.
Oltre all’orgoglio legittimo del ricercatore per i suoi risultati, Gorini mette a fuoco le difficoltà intervenute in Italia nell’uso dei risultati stessi. Racconta il suo stupore per le inutili lungaggini burocratiche, e per il modo in cui ostacoli di poco valore venissero ingranditi, diventando paralizzanti. Le differenze nella gestione politica della prevenzione tra l’Italia e altri paesi europei ha infatti portato a ritardi facilmente evitabili, e le differenze nelle legislazioni nazionali hanno reso più difficile la diffusione dei vaccini, amplificando il numero delle morti. Inoltre, soprattutto in Italia, la mancanza di chiarezza nella comunicazione politica e le discordanze di opinione tra AIFA (l’Agenzia Italiana del Farmaco) ed EMA (la European Medicines Agency) hanno aumentato la sfiducia nella validità delle necessarie imposizioni precauzionali, a cominciare dall’uso della mascherina. Altre pesanti critiche di Gorini riguardano le modalità di comunicazione scientifica nei programmi TV, dove gli scienziati e le scienziate presentavano spesso ” impropri confronti di efficacia tra vaccini testati in trial clinici in modo diverso”, senza menzionare la capacità di tutti i vaccini a proteggere dalla ospedalizzazione e dalla morte.
D’altra parte, è noto che i virus, in particolare quelli a RNA, mutano molto facilmente e che la loro velocità di moltiplicazione permette a un essere umano, durante l’infezione, di ospitare fino a cento miliardi di particelle virali. Per affrontare consapevolmente la prossima Malattia Y è dunque importante sviluppare tecnologie di base che possano rapidamente essere aggiustate sulle caratteristiche del nuovo ospite, sviluppando nel frattempo nuove conoscenze, per essere allo stesso tempo pronti ed efficaci.
Sulla base dell’esperienza acquisita ad Oxford, Gorini si augura che anche l’Italia possa diventare una delle grandi potenze vaccinali, in attesa della prossima crisi, e delinea a questo scopo quattro obiettivi che ritiene indispensabile raggiungere.
- Investire nella ricerca di base per identificare nuove piattaforme vaccinali. E’ importante che una ricerca pubblica lungimirante si affianchi a quella privata, in quanto gli imprenditori privati desiderano che gli studi finanziati dai loro soldi portino risultati spendibili in tempi brevi.
- Ottimizzare la produzione, per riuscire a produrre vaccini su larga scala, sviluppando le condizioni necessarie perché questo possa succedere.
Da vero competente, Gorini elenca la necessità di conoscere per tempo, e in dettaglio, le procedure essenziali, ad esempio quali e quanti nutrienti, quali temperature, quale concentrazione di prodotti di scarto, che tipo di bioreattori, e altro, possano permettere efficaci piattaforme vaccinali facilmente scalabili, eventualmente ricorrendo alle competenze di aziende specializzate
- Allestire il reclutamento dei volontari, con adeguata pubblicizzazione, controllandone lo stato di salute, preparandoli per il trial clinico e facendoli seguire da personale appositamente preparto.
- Avviare collaborazioni con le industrie, promuovendo rigorosissimi controlli sul loro operato, valutando attentamente la qualità dei risultati e dei prodotti.
Ma per il vero futuro dell’Italia, conclude Gorini, è necessario un investimento sui giovani, sulla crescita e il potenziamento di questa importantissima risorsa. Giovani che studiano, certo, ma che vogliono anche diventare imprenditori in proprio, sviluppare tecnologie e fare impresa, imparando tutti i trucchi delle start up. Incoraggiando le Biotecnologie forse anche più della Medicina, si possono formare imprenditori capaci di affrontare i rischi del mestiere e di trovare le strade di successo. Il fallimento è un passo necessario alla crescita, serve per imparare e permette di raggiungere i propri obiettivi. E proprio nelle ultime pagine del suo libro Gorini sostiene che si può e si deve insegnare a non averne paura, “perché il fallimento di oggi non è in alcun modo predittivo del tipo di persone che saremo domani”.
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