Quello dei bambini è un uno dei temi caldi di questa epidemia. Mostrano di rado i sintomi della Covid, ma possono ammalarsi in forma asintomatica, e quindi trasformarsi inconsapevolmente in vettori di trasmissione della malattia. Quanti siano i rischi però non è chiaro, ed è per questo che il dibattito sulle regole con cui riaprire le scuole a settembre non accenna a placarsi. Un’indicazione in questo senso arriva da una ricerca appena pubblicata in Early Release sulla rivista Emerging Infectious Diseases dal Korea Centers for Disease Control and Prevention (Kcdc), in cui i ricercatori coreani hanno calcolato le chance di diffondere Covid-19 che si hanno in differenti età della vita.
Lo studio
I dati utilizzati dai ricercatori sono relativi alle operazioni di tracciamento effettuate tra il 20 gennaio e il 27 marzo, durante la prima fase dell’epidemia nel paese. Gli scienziati dei Kcdc hanno identificato oltre 5mila pazienti zero, cioè la prima persona identificata come positiva all’interno di un cluster di casi, e per ognuno hanno valutato il numero di contagi secondari (identificati cioè tra i contatti del paziente zero) emersi dai tamponi effettuati nel corso delle operazioni di tracciamento I risultati sono quindi stati raggruppati per classi di età, così da scoprire quante chance di contagiare hanno pazienti di età differente, e divisi tra contatti in ambiente domestico e incontri avvenuti al di fuori della propria abitazione.
Covid, bambini e adolescenti
I nuovi confermano che i rischi si concentrano principalmente in famiglia: l’11,8% dei conviventi dei pazienti zero è infatti risultato positivo al tampone di controllo, contro l’1,9% dei contatti non conviventi. Parlando di differenti fasce di età, i numeri mostrano marcate differenze: sotto i 10 anni le chance di diffondere il contagio sarebbero al minimo, con appena il 5,3% dei contatti domestici screenati risultato positivo al tampone. Tra i 10 e i 19 invece i contagi secondari salgono al 18,6% dei conviventi, una percentuale inferiore rispetto a quella emersa per gli adulti tra i 20 e i 59 anni. Oltre ai 60 i contagi tornano invece a salire: 17% dei contatti per la classe di età 60-69, 18% tra i 70 e i 79 anni, e 14,4% oltre gli ultra ottantenni.
I rischi di contagio sembrano aumentare al crescere dell’età
I ricercatori ritengono che i risultati dimostrino come i giovani in età scolare non siano una categoria omogenea (come spesso vengono considerati invece quando si ragiona sulle norme per la riapertura delle scuole), ma presentano invece rischi di contagio che aumentano all’aumentare dell’età. Lo studio conferma infatti che i più piccoli hanno ben poche chance di ammalarsi (solo 29 pazienti zero su più di 5.700 nello studio avevano meno di 10 anni) e di trasmettere l’infezione a famigliari e conviventi. Dopo i 10 anni i rischi sembrano farsi più concreti. Lo studio ha però organizzato i dati raccolti in gruppi di età con scaglioni di 10 anni, e questo rende impossibile comprendere come cambino i rischi tra bambini della scuola media e adolescenti dei licei, rendendo difficile tradurre i risultati in indicazioni concrete in vista della riapertura delle scuole.
Riferimenti: Emerging Infectious Diseases