Tra la moltitudine di sintomi del coronavirus, tra cui febbre, tosse secca, perdita dell’olfatto e del gusto, mal di testa, dolori muscolari e articolari, ci sono anche le eruzioni cutanee. Segnalate in ritardo rispetto agli altri sintomi, probabilmente perché considerate più rare rispetto alla vastissima sintomatologia della Covid-19, le erezioni cutanee possono insorgere per prime o essere, addirittura, l’unico sintomo dell’infezione. A raccontarlo è un recente studio del King’s College di Londra, pubblicato sul British Journal of Dermatology, che dimostra come per il 17% dei pazienti presi in esame le eruzioni cutanee sono state il primo sintomo a comparire, mentre per il 21% l’unico a svilupparsi. Risultati, quindi, che suggeriscono l’importanza di saper identificare gli effetti del coronavirus sulla pelle per poter individuare precocemente i casi di positività, sia sintomatici che asintomatici, e limitarne così la diffusione.
Sintomi sulla pelle
Fin dall’inizio della pandemia, la comunità scientifica è stata incuriosita dallo sviluppo in alcuni pazienti positivi di strani sintomi dermatologici estremamente diversi tra loro. Tanto che successivi studi li hanno classificati in diverse categorie, da quelli simili all’orticaria, a quelli vescicolari, fino alle famose “dita da Covid”, eruzioni cutanee simili ai geloni sulle dita di mani e piedi. L’ultimo, identificato proprio dal King’s College di Londra grazie all’app Covid Symptom Study, è stato soprannominato “lingua da Covid”, un sintomo che consiste nell’infiammazione alla lingua (glossite) che può causare ulcere, gonfiore e, a volte, chiazze biancastre.
Geloni e coronavirus
In un recente articolo di The Conversation, gli esperti hanno affrontato nuovamente il discorso, stilando una lista dei principali 4 cambiamenti della pelle su cui prestare attenzione e spiegando le possibili ragioni per cui compaiono. Primo tra tutti, le eruzioni cutanee simili ai geloni, che rappresentano la maggior parte dei danni sulla pelle causati da virus (circa il 60%). Riportate soprattuto da bambini e giovani, queste eruzioni compaiono quando i sintomi sono lievi e del tutto assenti e scompaiono spontaneamente, nel giro di una o due settimane, senza la necessità di alcun trattamento.
Sebbene non ci siano ancora solide prove che possano dimostrare una relazione di causa-effetto tra i geloni e il coronavirus, probabilmente il principale sospetto è un’elevata produzione di interferoni, proteine che regolano le attività antivirali del sistema immunitario, che portano a una rapida eliminazione del virus, ma anche a lesioni dei vasi sanguigni e un aumento della stato infiammatorio. Un’altra ipotesi, invece, riguarda il recettore Ace2, che il coronavirus utilizza per entrare nelle cellule, che è presente nelle ghiandole sudoripare, diffuse sui palmi di mani e piedi, arre quindi che potrebbero essere particolarmente vulnerabili ai danni del virus. Anche il momento in cui compaiono non è chiaro: secondo alcuni studi potrebbero insorgere addirittura fino a 30 giorni dopo l’infezione.
Le altre eruzioni cutanee
Tra i più comuni rash cutanei c’è anche la cosiddetta eruzione maculopapulare, di cui, secondo uno studio spagnolo, soffrirebbe circa il 47% di 375 pazienti con alterazioni cutanee. Queste eruzioni, che durano dai 7 ai 18 giorni e compaiono 20-30 giorni dopo l’infezione, sono state correlate a sintomi più gravi e riscontrate principalmente sul busto dei pazienti di mezza età e anziani. La causa, probabilmente, è l’eccessiva risposta del sistema immunitario: in alcuni pazienti, infatti, 7-10 giorni dopo l’infezione si verifica una fase iper-infiammatoria, che causa danni ai tessuti e, potenzialmente, malattie più gravi e decesso.
Un’altro sintomo dermatologico è l’eruzione cutanea simile all’orticaria. In questo caso, si presenta contemporaneamente ad altri sintomi, è più comune tra i pazienti di mezza età ed è associata a malattie più gravi. Le infezioni virali sono un noto fattore scatenante dell’orticaria, ricordano gli esperti, anche se è importante ricordare che queste eruzioni cutanee sono un effetto collaterale conosciuto di molti farmaci usati per trattare la Covid-19, come i corticosteroidi e il remdesevir. Infine, ricordano gli esperti, ci sono le lesioni vescicolari, eruzioni cutanee meno comuni, probabilmente causate da uno stato di infiammazione prolungata, che compaiono in pazienti con una forma lieve della malattia e circa 14 giorni dopo l’infezione.
Riferimenti: British Journal of Dermatology
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