E’ stato uno dei punti deboli nella prima fase dell’emergenza coronavirus, e lo è tutt’ora, nonostante il numero di tamponi effettuati oggi sia di gran lunga superiore: individuare tempestivamente le nuove infezioni e circoscrivere nuovi focolai di Covid-19. A nove mesi dallo scoppio della pandemia, infatti, manca ancora un test rapido, efficace, pratico ed economico che possa sostituire il costoso e lento test molecolare – il cosiddetto tampone – e anche il cosiddetto “tampone rapido” (il test antigenico) la cui esecuzione richiede comunque competenze specifiche sin dal prelievo del campione.
Un test altrettanto preciso del tampone ma eseguibile in pochi minuti in modalità “fai da te” a partire, per esempio, da una goccia di saliva, potrebbe essere impiegato di routine nelle scuole o nei luoghi di lavoro, negli aeroporti, riducendo non poco i disagi e la perdita di tempo. Al momento ce ne sono vari allo studio ma un test del genere non è ancora stato validato, anche se la regione Lazio ha iniziato a sperimentarli in alcuni contesti particolari, dove il prelievo con tampone è problematico: gli scolari fino a 13 anni di età.
Oggi, l’alternativa al tampone più veloce ed affidabile resta il test antigenico – il cosiddetto “tampone rapido”, che il Ministero della Salute ha recentemente autorizzato in ambito scolastico per accelerare l’individuazione di nuovi casi di Covid-19. Questa soluzione tuttavia, seppure più economica e veloce del tampone “classico”, resta meno affidabile e richiede comunque un operatore specializzato per il prelievo e per lo sviluppo, sebbene questo possa avvenire anche in situ grazie a un kit trasportabile.
I test attuali
Ma vediamo quali sono vantaggi e limiti dei vari tipi di test che rilevano la presenza di Sars-Cov-2 nelle vie respiratorie di un soggetto o gli anticorpi che si sono sviluppati nel suo sangue.
Il “tampone” o test molecolare
E’ il più affidabile per la rilevazione del virus, a oggi ritenuto il gold standard tra i test, l’unico che può fare la diagnosi. Il test molecolare o “tampone” viene eseguito su un campione prelevato nel tratto naso-faringeo, operazione effettuata esclusivamente da personale sanitario. E’ in grado di rilevare la presenza di frammenti di Rna virale (la firma genica del coronavirus) ma l’analisi, tramite real-time RT-PCR, richiede dalle due alle sei ore e può essere effettuata solo in laboratori altamente specializzati.
Il “tampone rapido” o test antigenico
Anche in questo caso è necessario un prelievo con tampone, ma qui vengono cercate le componenti proteiche del virus. Ciò richiede molto meno tempo (circa 15 minuti) rispetto al tampone molecolare, ma l’affidabilità è minore, seppure ritenuta sufficiente per un primo screening. Potendoli eseguire anche sul luogo del prelievo, grazie a kit portatile, questi test hanno successo nelle situazioni in cui è richiesto uno screening rapido di molte persone, come nei porti e negli aeroporti.
Ma quanto sono affidabili i test rapidi antigenici? In effetti, il problema maggiore dei test antigenici – più o meno rapidi – è che, seppur di pochissimo, sono meno affidabili (80-95%) del tampone, unico oggi a vantare una sensibilità del 98% e una specificità del 99%. Una minore affidabilità significa che il numero dei positivi rilevati dal test non coincide con quello dei realmente malati. In particolare:
- La minore sensibilità comporta un numero maggiore di falsi negativi, persone che hanno l’infezione ma che il test non individua come positive.
- La minore specificità comporta invece un numero elevato di falsi positivi, persone indicate come infette ma che in realtà non lo sono.
Questo significa che nello screening, per esempio, di una scuola di 200 alunni, su 100 scolari trovati positivi dal test antigenico, 5 saranno falsi positivi (sani che risultano malati) e altrettanti saranno falsi negativi (malati che risultano sani). Le conseguenze di questa imprecisione possono essere importanti, considerato che un solo infetto può dar vita a un focolaio.
Per la bassa specificità (falsi positivi) il problema è in parte aggirato sottoponendo al tampone molecolare chi è risultato positivo nello screening, in modo da validarne o meno il risultato: è la strategia applicata tra agosto e settembre scorsi dalla regione Lazio per lo screening dei passeggeri in arrivo negli aeroporti di Fiumicino e Ciampino, con circa 30 mila test rapidi che hanno permesso di intercettare un rilevante numero di contagiati.
Resta però il problema della bassa sensibilità: al test antigenico sfugge un numero di malati ben maggiore rispetto al tampone molecolare, persone che inconsapevolmente potrebbero infettarne altre. Quando il test è negativo, infatti, la prassi è quella di non procedere col tampone, sempre che non ci siano sintomi o altri indizi particolarmente sospetti.
Tipo di test | Campione | Tempi | Sviluppo | Sensibilità | Specificità | Cosa ricercano |
Test molecolare | Tampone naso-faringeo | 2-6h | In laboratorio specializzato | 98% | >99% | Sequenze di Rna del virus |
Test antigenico | Tampone naso-faringeo | circa 15 minuti | In laboratorio specializzato o sul sito del prelievo | Variabile a seconda dei kit, minimo 80% e per alcuni test anche 94% | >97% | Proteine del virus |
Test salivare molecolare | Saliva | 1h | In laboratorio specializzato | Circa 91% | 98% | Sequenze di Rna del virus |
Test salivare antigenico | Saliva | circa 15 minuti | In laboratorio specializzato | Circa 94% | 99% | Proteine del virus |
Test salivare antigenico “a saponetta” | Saliva | 2-3 minuti | A casa, con kit | Ritenuta non sufficiente | Non riportata | Proteine del virus |
Va da sé che, al momento, i test antigenici sono uno strumento prezioso per lo screening di massa. Considerato anche che, grazie al basso costo e ai tempi rapidi di esecuzione, la loro minore affidabilità può essere in qualche modo compensata dalla possibilità di ripeterli dopo poco tempo o periodicamente su una persona o una determinata popolazione, per esempio, quella scolastica.
Covid-19, come funzionano i test antigenici “fai da te” sperimentati in Veneto
I test sierologici “pungidito”
Parlando di rapidità, in questi giorni si è tornati a discutere dei test sierologici rapidi, i cosiddetti “pungidito”. Infatti, da lunedì 19 ottobre, la regione Emilia Romagna ha adottato, in via sperimentale questi test per una campagna di screening, rivolta soprattutto agli studenti (per i quali l’esame è gratuito https://salute.regione.emilia-romagna.it/tutto-sul-coronavirus/test-sierologici/screening-farmacie) in collaborazione con le farmacie.
In generale, i test sierologici rilevano nel sangue la presenza di anticorpi sviluppati in risposta all’infezione da Sars-Cov-2. Nella versione classica, che richiede un prelievo effettuato da personale specializzato e lo sviluppo in laboratorio per alcune ore, danno una risposta sia qualitativa che quantitativa: indicano il tipo di anticorpi presenti e in quali quantità. L’interpretazione di questi risultati non è banale (come vi abbiamo spiegato agli inizi della pandemia) ma, in estrema sintesi, quello che si può sapere è se si è entrati in contatto con il virus, e non se si è ancora malati o si è già guariti (ad oggi, la diagnosi la fa solo il tampone molecolare).
Questo è particolarmente vero per la versione rapida del test, che utilizza solo una goccia di sangue e un dispositivo per rivelare in pochi minuti – circa un quarto d’ora – la presenza eventuale di anticorpi con la comparsa di una banda colorata o di un segnale fluorescente letto con uno strumentino portatile. La risposta è solo qualitativa: “sì“, ci sono gli anticorpi, “no“, non ci sono, e nulla dice sulla tipologia e le quantità. Questo fa si che – escluso lo screening di massa – fare il test non serve a nulla. E se lo si fa e la risposta è “sì”, per sapere se si è malati bisogna comunque fare il tampone. Non solo, se non si è consapevoli dei suoi limiti, l’esito del test può ingenerare confusione: per esempio, se si è risultati positivi al tampone e poi il pungidito risponde “no” (cosa possibile se si è ancora nelle primissime fasi dell’infezione quando il sistema immunitario non è ancora intervenuto massivamente) o, al contrario, se dopo guariti (ovvero dopo un tampone positivo) il pungidito dice “sì” (cosa possibile in quanto dopo la guarigione gli anticorpi restano in circolazione ancora per un po’, anche e quanto precisamente non è ancora chiaro, per cui non si può fare conto a lungo su un effetto immunità post guarigione). L’affidabilità dei test pungidito, tra l’altro, è molto variabile, a seconda dei diversi kit che si trovano in commercio.
Test sierologici, quanto sono accurati e affidabili?
Per tutte queste ragioni, anche se il test sierologico a pungidito, che non richiede di essere processato in laboratorio, teoricamente, potrebbe essere effettuato in modo autonomo, al momento, l’esecuzione dell’esame avviene in laboratori di analisi o in farmacia, da parte di personale specializzato. Non è possibile acquistare privatamente tali test, e per ora in Italia l’unica regione che ne prevede l’utilizzo in farmacia è l’Emilia Romagna. Chi desidera partecipare allo screening deve prenotarsi tramite registrazione alla Asl e poi recarsi in una delle farmacie designate dalla regione: in caso di positività agli anticorpi, la persona sarà contattata dai Dipartimenti di Sanità Pubblica aziendali, per eseguire il tampone molecolare nasofaringeo, il quale potrà indicare se c’è un’infezione in corso.
La vera soluzione rapida: i test salivari
Più veloci ed economici dei tamponi, i testi antigenici conservano però il problema del prelievo del campione, operazione che esige la presenza sul campo di personale sanitario. In più, il prelievo della mucosa nasale tramite una specie di cotton-fioc lungo 15 cm è una pratica piuttosto invasiva e fastidiosa per chi vi si sottopone, specie per i bambini, senza contare che espone al rischio di contagio gli stessi operatori.
La soluzione potrebbe essere utilizzare la saliva: basterebbe sputarne una piccola quantità in un contenitore e addio dolorosi tamponi. Studi sui test salivari sono in corso da mesi, e un prossimo impiego nella diagnosi di Covid-19 potrebbe essere vicino: in America la Food and Drug Administration ha approvato l’uso in contesti di emergenza di due test salivari molecolari (uno realizzato dalla Rutgers University, un altro, denominato Saliva Direct, della Yale School of Public Health); in Israele invece attualmente è al vaglio delle autorità un test “fai da te”, effettuabile in autonomia dal paziente, sciacquandosi la bocca con una soluzione salina.
L’Istituto Nazionale Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani, tuttavia, ha evidenziato i limiti di questi primi test salivari. In particolare:
- Un test salivare molecolare, che da poco ha ottenuto il marchio CE, ha buoni livelli di affidabilità rispetto al tampone, ma è poco pratico: l’analisi deve essere svolta in laboratorio, e il macchinario usato riesce a processare, in circa un’ora, solo 8 campioni per volta: troppo lento per fare attività di screening.
- Un test salivare antigenico che ha una sensibilità simile ai tamponi rapidi, ma che deve anch’esso essere analizzato in laboratorio: sfuma anche qui la prospettiva di screening rapido, in quanto i tempi di trasporto, analisi e refertazione sarebbero troppo dilatati.
- Un test salivare antigenico a lettura visiva (detto “saponetta”, che funziona in maniera simile a un test di gravidanza). In questo caso il punto debole è l’affidabilità del test, con un rischio troppo alto di falsi negativi.
Per tutte queste ragioni al momento i test salivari non sono ancora ritenuti convenienti per lo screening rapido della popolazione, ma la ricerca continua senza sosta, nuove sperimentazioni sono in partenza e le cose potrebbero presto cambiare.
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Foto di Shafin Al Asad Protic da Pixabay