La somministrazione del vaccino AstraZeneca è molto probabilmente collegata, in rarissimi casi, allo sviluppo di particolari casi di trombosi, caratterizzati dalla formazione di un trombo all’interno di una vena: per questa ragione diversi paesi europei, tra cui l’Italia, avevano deciso di sospendere in via cautelativa la somministrazione del vaccino in attesa di comprendere più a fondo se esistesse un effettivo rapporto di causa-effetto tra l’immunizzazione e l’insorgenza della malattia. In capo a qualche giorno, la somministrazione è ripresa – anche se con raccomandazione di uso preferenziale negli ultrasessantenni – e gli scienziati hanno continuato a indagare il fenomeno: uno studio appena pubblicato sulla rivista Chaos, a firma di un gruppo di ricercatori italiani, ha in particolare analizzato gli effetti dell’interruzione della somministrazione, per comprendere se questa fosse legata a un aumento di mortalità da Covid-19 in Francia e in Italia. La risposta è positiva, il che suggerisce che i benefici della somministrazione sorpassano di gran lunga i rischi, in particolar modo in scenari in cui i numeri del contagio sono alti e la diffusione del virus è veloce.
Per studiare il fenomeno, i ricercatori si sono serviti di un modello statistico epidemiologico (il cosiddetto Seir) che aveva già predetto con buona precisione il momento di arrivo e l’intensità della seconda ondata del virus in Italia e in Francia. “Nonostante la sua semplicità”, ha spiegato Davide Faranda, del Laboratoire des Sciences du Climat et de l’Environment e del London Mathematical Laboratory, “il modello è in grado di calcolare le incertezze su ogni stima tenendo conto di come interagiscono tra loro i vari fattori che contribuiscono al contagio. Nel modello è stato inserito anche un fattore di casualità (randomness) che rappresenta la nostra ‘ignoranza’ su alcuni parametri, dovuta per esempio alle limitate capacità di test e al cambiamento dei protocolli medici e politici”. L’analisi del rapporto tra rischi e benefici, dicono ancora i ricercatori, è stata condotta usando un metodo ispirato alle cosiddette “stime di Fermi”: il gruppo ha confrontato le morti in eccesso dovute all’interruzione nella somministrazione del vaccino con quelle dovute ai suoi possibili effetti collaterali; data la grande incertezza su quest’ultimo punto, gli scienziati hanno inserito, per il principio di massima prudenza, le stime più “pessimistiche”.
“Il nostro lavoro”, concludono, “mostra che la sospensione delle vaccinazioni AstraZeneca in Italia e in Francia senza sostituirle con un altro vaccino ha portato, rispettivamente, a circa 260 e 130 morti in più, rispettivamente.
La differenza nel numero di morti in eccesso è dovuta alle differenze della situazione epidemiologica nei due paesi – in particolare, il fattore R0 dell’Italia era superiore rispetto a quello della Francia nel periodo preso in esame”. A riprova della solidità dei loro risultati sono arrivati i primi dati provenienti dal mondo reale: nel Regno Unito sono avvenuti sette decessi per trombosi venosa profonda a fronte di 18 milioni di somministrazioni, un numero in linea con le assunzioni e con i risultati del modello.