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Cronache nere dei primi giorni di caccia

di
Cecilia Di Vita

Anche quest’anno la stagione venatoria non ha lasciato scampo non solo agli animali e la lista delle vittime di armi da fuoco non ha tardato ad affollarsi. Dal 1 settembre al 9 ottobre, come fa sapere l’Associazione vittime della caccia, sono stati molti i feriti tra la gente comune ma anche tra gli stessi cacciatori che, traditi dal loro fucile, hanno perso, talvolta, anche la vita.

In particolare, tra i cittadini, 4 donne e un bambino sono stati feriti dai pallini sparati dalle armi da fuoco, e tra i cacciatori, 3 sono i morti e almeno altri 13 sono stati i feriti per un proprio errore o per quello di un compagno. Le vittime d’arma da fuoco sono diventate troppe, tanto che per l’Associazione è molto difficile ora, come fanno sapere, andare incontro a tutte le richieste di aiuto.

Perché questa tragedia? L’illegalità padroneggia e, come si legge nel comunicato, le istituzioni non agiscono come dovrebbero: mancano, infatti, provvedimenti seri che possano limitare l’attività dei cacciatori senza scrupoli. Una legge che regola le distanze è diventata un optional a discrezione degli sparatori; il divieto di caccia nei giardini privati è completamente ignorato, gli organi di vigilanza sono assenti o poco attrezzati: è questa la realtà con cui le persone, cacciatori e non, sono costrette a convivere.

Per questo, concludono dall’Associazione, è necessario che questure e prefetture facciano sentire la loro voce e continuino il loro controllo e monitoraggio sui detentori di armi e licenze di caccia.

Riferimenti: Associazione vittime della caccia

Credits immagine: Luca Argalia/Flickr CC

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