Metano su Marte, e in quantità mai viste. È la nuova scoperta di Curiosity, il piccolo rover della Nasa che dal 2012 esplora incessantemente la superficie del pianeta rosso per studiarne il clima e la geologia. Alla ricerca di prove che dimostrino se (almeno in passato) Marte sia mai stato abitato da forme di vita autoctone. E i nuovi dati raccolti da Sam, o Sample Analysis at Mars, lo spettrometro laser montato a bordo di Curiosity, puntano proprio in questa direzione: livelli elevati di metano potrebbero essere infatti la spia della presenza di forme di vita microbiche sul pianeta, dato che, almeno sulla terra, sono proprio piante, animali e batteri i principali produttori di questo gas.
La presenza di metano
Dalla Nasa, comunque, mettono le mani avanti. Non è ancora il caso di farsi prendere dall’eccitazione: la semplice presenza di metano – spiegano – non è sufficiente per parlare di forme di vita aliene. Ciò non toglie che la scoperta rimane di particolare interesse: nel Cratere Gale, dove si trova attualmente il rover, gli strumenti di Curiosity hanno infatti registrato concentrazioni pari a 21 parti per miliardo (o ppb), su una media globale che si assesta attorno ai 10 ppb.
Sulla Terra, dove il metano è più comunque (i livelli standard sono di circa 1.800 ppb), sappiamo che tra il 90 e il 95% di questo gas viene prodotto da fonti biologiche. E se animali e piante sono probabilmente da escludere, almeno sulla desolata superficie di Marte, anche i batteri sono grandi produttori di metano. E potrebbero quindi essere loro la causa del picco registrato da Curiosity.
Vita aliena o processi geologici?
Le spiegazioni alternative ovviamente non mancano: il metano è stato individuato anche su pianeti come Giove, Saturno e Nettuno, dove è difficile immaginare la presenza di forme di vita, per quanto resistenti o microscopiche. Ed esistono molti processi geologici che possono generare questo gas in modo quindi abiotico. Inoltre, non è certo la prima volta che Curiosity identifica del metano: in passato è stata accertata la presenza di variazioni stagionali nelle concentrazioni del gas, e sono anche stati registrati picchi improvvisi e imprevedibili. Ma visto che le nuove misurazioni testimoniano i livelli più alti di metano mai registrati sul pianeta, comprenderne la possibile origine è ora una priorità. “Per il momento – spiega Paul Mahaffy, ricercatore della Nasa responsabile dello strumento Sam – i dati a nostra disposizione non permettono di dire se il metano che abbiamo identificato abbia un’origine biologica o geologica, e nemmeno se si tratti di gas prodotto di recente, o magari di un antico giacimento”.
Niente paura, comunque, perché Curiosity è già a lavoro con un esperimento di follow-up, che dovrebbe verificare l’accuratezza delle analisi effettuate, e provare a comprendere la possibile natura del picco di metano registrato dagli strumenti. E se anche non dovesse avere fortuna, tra poco più di un anno è prevista una missione pensata espressamente per cercare la presenza di forme di vite microbiche su Marte: parliamo di Mars 2020, la cui partenza è prevista attualmente tra il 17 luglio e il 5 agosto del 2020.