Quali sono gli indizi più importanti per stabilire o meno la possibilità della vita su un pianeta? Principalmente, due: la presenza del metano nell’atmosfera e quella di acqua. Due studi, pubblicati su Science, forniscono oggi preziose informazioni sulla situazione di queste due fondamentali molecole su Marte, grazie ai risultati ottenuti da Curiosity negli oltre due anni di attività sul pianeta rosso. Informazioni che accendono gli entusiasmi, perché, a quanto pare e diversamente da quanto annunciato tempo fa, il rover avrebbe trovato tracce di metano su Marte.
Conosciamo tutti l’importanza dell’acqua per la vita, ma perché anche del metano? Il motivo è semplice: questo idrocarburo formato da un atomo di carbonio e quattro di idrogeno è il segnale distintivo della presenza della vita. Sulla Terra, infatti, la maggior parte del metano ha una origine biologica: il processo di digestione del bestiame, ad esempio, è responsabile di circa il 17% del metano presente nella nostra atmosfera, mentre alcuni batteri arriverebbero a produrne fino al 12%. Ecco il perché di tanta cautela da una parte e di tanto entusiasmo dall’altra quando si parla di questa molecola organica su altri pianeti.
Christopher Webster del Jpl della Nasa e colleghi hanno cercato di far chiarezza al riguardo. Nel loro studio hanno analizzato i dati raccolti in oltre 20 mesi di osservazioni effettuate dagli strumenti presenti a bordo di Curiosity sulla superficie del pianeta, stabilendo che, nonostante il livello di metano presente nell’atmosfera sia più basso di quello previsto dai modelli (come già osservato da altre ricerche in passato, vedi Galileo: Curiosity: no, su Marte non c’e’ Metano), nell’area attorno al cratere Gale sono presenti dei picchi periodici della presenza dell’idrocarburo, la cui fonte, sicuramente vicina, è ancora sconosciuta.
Sarebbe infatti meno della metà del previsto la quantità di metano atmosferico prodotto da processi conosciuti, come ad esempio la decomposizione, causata dalla luce solare, della polvere e dei materiali organici trasportati su Marte da meteoriti e asteroidi.
Ciò nonostante, gli scienziati hanno osservato che questo livello di sottofondo del metano è spesso sottoposto a degli sbagli, dei picchi che raggiungono valori di quasi 10 volte quelli “normali” durante un ciclo di 60 giorni marziani (un giorno marziano dura circa 24 ore e 39 minuti), probabilmente causati da una sorgente, ancora ignota, vicino al cratere Gale. Una volta esaurito il fenomeno, il gas viene rapidamente disperso e il metano ritorna a livelli standard.
Informazioni sull’acqua marziana sono invece fornite in un altro studio, in cui Paul Mahaffy del Goddard Space Flight Center della Nasa e il suo team hanno ricostruito la presenza dell’idrogeno nell’atmosfera marziana tra i 3 e i 3.7 miliardi di anni fa, durante il periodo chiamato Esperiano. Grazie ai campioni prelevati da Curiosity direttamente nella Yellowknife Bay, il team ha potuto confrontare il rapporto deuterio/idrogeno (D/H, il deuterio è un isotopo dell’idrogeno) con quello terrestre, e hanno osservato che il valore del rapporto marziano è circa 3 volte di quello degli oceani della Terra. Questo valore è molto più alto di quello previsto, e, secondo gli scienziati, implicherebbe la perdita, in passato, di una grande quantità di acqua da parte di Marte. Studi futuri aiuteranno a cercare di capire in quale finestra temporale la scomparsa dell’acqua marziana può essere collocata, e forniranno maggiori informazioni sulla possibile causa.
Riferimenti: Science doi: 10.1126/science.1261713 e doi: 10.1126/science.1260291
Credits immagine: NASA/JPL-Caltech/SAM-GSFC/Univ. of Michigan