L’impianto di un defibrillatore cardiaco ha lo stesso effetto e la stessa efficacia per le donne come per gli uomini? Il sospetto che potessero esserci delle differenze di genere è venuto ai cardiologi delle università della Pennsylvania e dello Utah (Usa), che hanno analizzato i dati ottenuti nell’ambito dello studio clinico Intrinsic RV (Right Ventricular). Nell’arco di un anno sono stati monitorati oltre 1.200 uomini e quasi trecento donne cui era stato impiantato un defibrillatore cardiaco e i risultati dell’indagine sono stati appena presentati all’incontro annuale dell’American Heart Association.
I dati mostrano che, in seguito all’impianto di un defibrillatore, le percentuali di ospedalizzazione e di mortalità sono maggiori per le donne che per gli uomini (rispettivamente 7,9% contro 5,7% e 6,8% contro 4,1%). Tuttavia, dopo aver normalizzato i dati per fattori quali presenza di malattie coronariche o di insufficienza cardiaca e in base ai trattamenti medici subiti dai pazienti, le differenze di genere erano meno evidenti e l’efficacia dei dispositivi nel trasmettere impulsi in grado di interrompere le aritmie e ripristinare il normale battito cardiaco è apparsa uguale nei due sessi.
È emerso invece che le pazienti coinvolte nello studio avevano ricevuto in misura inferiore rispetto agli uomini i trattamenti con beta-bloccanti ed Ace-inibitori, i farmaci utilizzati nei casi di scompenso cardiaco (i primi agiscono sul sistema nervoso centrale con azione di controllo sul ritmo cardiaco e sulla pressione arteriosa, i secondi inibiscono la formazione dell’angiotensina II, una sostanza che aumenta la pressione arteriosa). Le differenze nelle percentuali, riportano gli autori, potrebbero inoltre dipendere dal fatto che le condizioni di salute al momento dell’impianto erano, in media, più gravi per le donne che per gli uomini. (s.p.)