Non solo sifonofori, gamberetti, calamari o meduse. In acqua, al buio, potrebbe capitare di veder accendersi anche i delfini. Così è stato per il fotografo Patrick Coyne, che al largo delle coste di Newport Beach, in California, è riuscito a immortalare alcuni delfini bioluminescenti, in quella che ha definito su Instagram come “la notte più magica della sua vita”.
Quell’”incredibile spettacolo luminoso”, come lo racconta Coyne, è in realtà uno spettacolo col trucco, perché i delfini non brillano di luce propria. A illuminarsi è piuttosto il fitoplancton che incontrano lungo il percorso: piccole alghe, organismi unicellulari con “piccoli attacchi di panico luminosi” emessi appunto quando sono spaventati, come li descrive su twitter la Rebecca R. Helm University of North Carolina Asheville.
Questi piccoli attacchi di panico altro non sono che manifestazioni del fenomeno della bioluminescenza, un processo chimico attraverso il quale vengono generati lampi di luce, uno strumento di comunicazione alquanto comune negli abissi. E a ben vedere, già osservato in passato anche per i delfini, con le stesse modalità, per esempio al largo delle coste australiane come mostra questo video.
Ma la bioluminescenza, come quella della alghe dinoflagellate che fanno brillare i delfini, è in pericolo, raccontava appena pochi giorni fa Vanessa Pirotta della Macquarie University su The Conversation. Che ricorda: così come l’inquinamento luminoso è una minaccia per gli ecosistemi terrestri lo è per quelli marini, perché la troppa luce – delle città costiere e dell’intenso traffico marino – può alterare metabolismo, migrazione e ritmi circadiani degli animali. E nel caso degli organismi bioluminescenti rischia di mandare in tilt il loro sistema di produzione luminosa, rendendolo meno efficiente, e mettendo in pericolo il loro stesso modo di comunicare con il mondo marino. “Lo spettacolo dei delfini che brillano dovrebbe ricordarci il nostro bisogno di conservare le oscurità che ci sono rimaste”, conclude Pirotta.