“Ci sono solo tre predatori che mettono paura all’uomo medio: lo squalo mangia uomini, un branco di lupi e il dipartimento delle tasse”. Niente di più vero, almeno all’epoca in cui viveva l’autore di questo famoso aforisma, l’apprezzato arabista di inizio ‘900 Sir Charles J.C. Lyall. Per quanto riguarda gli squali però, oggi Sir Lyall potrebbe vedersi costretto a cambiare opinione: per allontanarli infatti potrebbe bastare un campo elettrico emesso da uno specifico dispositivo indossabile. La scoperta arriva da uno studio internazionale, pubblicato sulla rivista Plos One.
La ricerca fa parte di uno sforzo più ampio volto a indagare l’efficacia dei deterrenti antisqualo attualmente disponibili sul mercato. Questo studio, in particolare, ha testato il dispositivo Shark Shield Freedom7 che, grazie all’emissione di un campo elettrico attorno alla persona che lo indossa, causerebbe forti spasmi muscolari negli squali che si avvicinano troppo, scoraggiandoli a entrare in contatto con chi utilizza il device. Indagando sulla sua efficacia, i ricercatori sono riusciti a dimostrare che il dispositivo riesce effettivamente a tenere i grandi squali bianchi a una certa distanza.
I test sono stati realizzati nel 2014, a Mossel Bay (Sud Africa), un’area nota per essere frequentata da questi grandi predatori. Per l’occasione sono state utilizzate telecamere equipaggiate con un’esca e un dispositivo Shark Shield ad essa collegato, che in alcuni casi era lasciato inattivo per creare una situazione di controllo. Grazie a una tecnica di video analisi, usata tradizionalmente per misurare i pesci, gli scienziati sono stati capaci di determinare esattamente quanto gli squali si avvicinavano al dispositivo. Al primo incontro con uno Shark Shield, tutti i predatori sono rimasti a una distanza di circa 1,3 metri. Tuttavia, i ricercatori hanno notato che dopo molteplici approcci gli squali mostravano segni di adattamento al dispositivo, con una riduzione della distanza di circa 12 centimetri a ogni successivo avvicinamento. Alla fine, solo un esemplare è entrato in contatto con l’esca in presenza del dispositivo attivo, ma dopo diversi approcci. E, comunque, si è trattato solo di un urto, mentre nella situazione di controllo i morsi sono risultati comuni.
Gli scienziati pensano che l’efficacia del dispositivo possa variare con le diverse specie di squali, ma allo stesso tempo trovano incoraggiante l’effetto sui grandi squali bianchi, la specie coinvolta nel maggior numero di attacchi fatali a livello globale. Per questa ragione, spiegano Ryan Kempster e Shaun Collin, biologi della University of Western Australia che hanno partecipato allo studio: “Invece di continuare a discutere sull’abbattimento degli squali in risposta a questo genere di incidenti, adesso chi frequenta l’oceano può prendere in modo proattivo ulteriori precauzioni, utilizzando una tecnologia collaudata per ridurre il rischio già molto basso di essere attaccato da uno squalo”.
Sul mercato infatti sono disponibili molti deterrenti antisqualo, molti dei quali utilizzano proprio campi elettrici e magnetici. Ma senza una robusta e indipendente analisi scientifica, non si può essere sicuri che questi siano effettivamente efficaci. È possibile che alcuni di questi dispositivi possano sortire addirittura l’effetto opposto, attirando gli squali invece che respingerli. A questo proposito, i ricercatori sostengono che il metodo utilizzato nello studio possa fornire un modo preciso per testare l’efficacia di qualsiasi tipo di deterrente per squali. Allo stesso tempo, però, gli scienziati ci tengono a sottolineare che nessun device è in grado di garantire una protezione totale.
“Al momento, per le condizioni in cui lo abbiamo testato – spiegano i ricercatori – questo è comunque un device che sembra offrire un vantaggio reale. Così se si sente la necessità di avere un’ulteriore protezione dagli squali quando si entra in acqua, questo dispositivo offrirà esattamente quello”.