Forse nessun numero riesce a fotografare bene l’importanza delle donazioni di sangue quanto questa stima: ogni due secondi, qualcuno, in qualche parte del mondo ha bisogno di sangue. Non è un caso infatti che l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) lo ricordi tra i messaggi chiave legati alle celebrazioni del World Blood Donor Day. Appena prima di ribadire che le trasfusioni salvano ogni anno milioni di vite. In occasione del World Blood Donor Day – la Giornata mondiale del donatore di sangue del 14 giugno, l’evento che il prossimo anno sarà celebrato in Italia, quest’anno con focus sul tema Safe Blood for all (sangue sicuro per tutti) – abbiamo messo insieme un piccolo vademecum sulle cose da sapere sulle donazioni.
Le donazioni salvano vite in modi diversi nel mondo
Ogni anno sono circa 120 milioni le unità di sangue raccolte nel mondo. Si tratta di prodotti utilizzati in modo diverso a seconda delle diverse aree. Nei paesi ad alto reddito, infatti, gli over 65 sono i principali beneficiari delle trasfusioni, utilizzate sopratutto nella chirurgia cardiovascolare, nei trapianti, in caso di traumi, come incidenti, e in caso di tumori.
Nei paesi a basso e medio reddito l’utilizzo delle donazioni è diverso, spiega l’Oms: qui il sangue serve soprattutto per la gestione delle complicanze legate alle gravidanze, ai casi di malaria nei bambini e in caso di incidenti. Ed oggi il sangue umano è l’unico su cui possiamo contare: la ricerca su sangue artificiale, o meglio dei suoi componenti, procede tra sangue liofilizzato da ricostituire al bisogno e sostituti delle piastrine, ma siamo ancora alquanto lontani dalla clinica.
Accanto alla ricerca sul sangue artificiale, alcuni scienziati lavorano anche per trasformare il sangue raccolto in sangue universale, per esempio eliminando gli antigeni di superficie sui globuli rossi per ottenere sangue di gruppo 0 (il gruppo 0 fattore Rh- può donare a chiunque), anche con l’aiuto di enzimi batterici.
Non si dona solo sangue
Piccolo recap. Si parla di donazione di sangue ma si dovrebbe più propriamente parlare di donazione di sangue ed emocomponenti (quali piastrine, plasma e globuli rossi). Così, riassumono dal Centro nazionale sangue, si può donare sangue intero o solo plasma, piastrine, ma possono essere effettuate anche donazioni di più componenti insieme (per esempio plasma e globuli rossi o globuli rossi e piastrine).
I tempi per il prelievo variano da pochi minuti per una donazione di sangue intero a circa un’ora e un’ora e mezzo per quelle piastrine. Anche gli intervalli di tempo che passano tra una donazione e l’altra sono diversi a seconda delle procedure cui ci si è sottoposti, e a cui ci si sottopone in quella successiva. Ovvero, riassumono dall’Avis, si passa da sole due settimane di tempo che intercorrono tra una donazione plasma-plasma o piastrine-piastrine ai 90 giorni tra due donazioni di sangue intero.
Rientrano nelle aree di competenza del Cns anche le donazioni di cordone ombelicale, in cui dopo il parto e la recisione del cordone il sangue contenuto all’interno viene raccolto in una sacca (utilizzato in questo caso soprattutto per il suo contenuto di cellule staminali ematopoietiche).
Chi può diventare un donatore
Può diventare un donatore di sangue qualsiasi adulto in buona salute di età compresa tra i 18 e i 65 sopra i 50kg di peso, con qualche eccezione per i limiti di età se le condizioni di salute lo permettono, o restrizioni a seconda delle legislazioni locali. Stesso discorso per il peso: in alcuni casi piccole quantità di sangue possono essere prelevate con un peso minimo di 45 kg (qui alcuni dettagli per quanto riguarda i criteri di elezione per i donatori italiani).
Questi sono i criteri base: per poter diventare un donatore non è sufficiente godere di buona salute. È necessario soddisfare anche una serie di criteri volti ad accertare la sicurezza per sé e per eventuali riceventi, quali analisi e comportamenti a rischio.
Comportamenti a rischio che escludono le donazioni
Il Cns parla di abitudini di vita a rischio come criterio di esclusione, che può essere temporanea o permanente, per poter diventare donatori. Si tratta di comportamenti, in genere indagati tramite anamnesi e somministrazione di questionari, quali rapporti sessuali a rischio nell’anno precedente, utilizzo di droghe per via iniettiva (sono criterio di esclusione permanente, ricorda l’Oms). Ma possono essere indagate anche abitudini relative all’utilizzo di agopuntura, la somministrazione di ormoni della crescita, trapianti di cornea, l’uso di cateteri, hobby rischiosi o ferite accidentali (online è possibile reperire diversi modelli dei questionari che vengono somministrati prima della donazione dai diversi centri).
Costituiscono un rischio per la sicurezza delle donazioni, e generalmente sospendono temporaneamente la possibilità di donazione, l’aver convissuto, anche se non partner sessuale, con persone infette da virus dell’epatite C o B, i tatuaggi e piercing, allergie gravi, procedure dentistiche, infezioni e viaggi verso aree a rischio malaria, zika, dengue, febbre gialla, Chikungunya.
La Società italiana di medicina trasfusionale e Immunoematologia (Simti) ha elaborato una mappa per il donatore che viaggia, segnalando per ogni paese la presenza di rischi sanitari, e il periodo di sospensione e le condizioni da osservare per i diversi tipi di donazione per i viaggiatori che vi si siano recati.
Uno su mille l’anno scopre di avere un’infezione con le donazioni
Questionari e anamnesi cercano di identificare eventuali fattori di rischio che possano compromettere l’idoneità del donatorein maniera permanente o temporanea. Il processo della donazione viene svolto in modo da garantire la sicurezza del prodotto prelevato ovviamente anche a tutela del donatore stesso, a partire dalle misurazioni dei valori di emoglobina effettuate prima della donazione (se inferiori a una certa soglia non viene effettuata) ed esami svolti su base annuale per la valutazione dello stato di salute generale (come glicemia, colesterolo, trigliceridi, per esempio).
A queste si aggiungono le analisi effettuate a ogni donazione per rivelare la presenza del virus dell’epatite C e B, dell’hiv, il Treponema pallidum della sifilide. Grazie a questo tipo di analisi circa un donatore su mille l’anno scopre di avere qualche infezione del genere (i dati per il 2017 riportano, in ordine di frequenza, positività per epatite B, sifilide, epatite C e hiv). Secondo quanto riferisce il Cns i casi di positività sono rimasti stabili negli anni, con variazioni all’interno delle singole infezioni (come per esempio l’aumento delle infezioni da Troponema), ma che nel complesso posso dirsi sicure: da oltre dieci anni, dichiarava solo pochi mesi fa Giancarlo Liumbruno, Direttore Generale del Cns, “non ci sono infezioni da questi agenti trasmesse attraverso le trasfusioni”.
La donazioni libere e non retribuite per la sicurezza del sangue
Il topic scelto per la celebrazione della giornata mondiale del donatore – Safe blood for all – è dedicato proprio al tema della sicurezza, dove si registrano standard piuttosto variabili in giro per il mondo, con una dozzina almeno di paesi (tra quelli che hanno riportato i dati all’Oms) che non riescono a garantire gli screening necessari sui prodotti donati per le infezioni da epatiti, hiv e sifilide, per problemi diversi, dalla mancata affidabilità dei test alla scarsità dei test stessi. La prevalenza delle infezioni trasmissibili, come attendibile, è maggiore nei paesi a basso e medio reddito.
Il sangue più sicuro, ripete l’Oms, arriva dalle donazioni regolari su base volontaria e non retribuite. Perché? Come spieganodall’Avis: “A differenza dei donatori occasionali i donatori periodici sono molto controllati dal punto di vista medico, vengono costantemente sottoposti ad un’accurata visita e ad attenti controlli sul loro sangue e poiché la loro scelta di donare è libera, non condizionata da altri fattori come quelli emozionali, risultano molto più affidabili dei donatori occasionali”.
L’Italia è autosufficiente (ma non per il plasma)
Siamo autosufficienti per il sangue, ma non per il plasma(necessario per la produzione di farmaci derivati, quali fattori antiemofiliaci, albumina, immunoglobuline). Il nostro paese riesce a soddisfare circa il 70% del fabbisogno di plasmaderivati. Da questi si evince che sì il numero dei donatori nel 2018 è cresciuto (circa lo 0,2%), arrivando a quasi 1,7 milioni (oltre il 90% sono donatori iscritti ad associazioni di volontari), come reso noto dal Cns, che in occasione del World Blood Donor Day ha appena diffuso i dati aggiornati relativi alle donazioni.
E se il sistema nel complesso è in equilibrio, mostra anche segni di sofferenza: a partire dalla mancanza di medici, all’invecchiamento della popolazione dei donatori. Anche per questo il Cns ha focalizzato le celebrazioni per il World Blood Donor Day rivolgendosi soprattutto alla sensibilizzazione dei giovani: quelli della fascia d’età tra i 18 e i 35 anni sono in calo costante da anni.
via Wired.it