La missione spaziale Cassini-Huygens si è conclusa lo scorso 15 settembre, dopo un viaggio di quasi vent’anni, con l’ingresso della sonda nell’atmosfera di Saturno nel corso del suo “Gran finale”. Con quest’ultima serie di manovre la sonda si è tuffata nel corpo gassoso del pianeta gigante, ottenendo immagini e misurazioni in zone mai esplorate prima, e infine si è distrutta in modo da evitare che i suoi resti potessero contaminare le lune di Saturno, possibili destinazioni di future esplorazioni alla ricerca di tracce di vita. La missione congiunta di NASA, ESA (Agenzia Spaziale Europea) e ASI (Agenzia Spaziale Italiana) ha ottenuto una mole di dati notevoli sul pianeta, i suoi anelli e le sue lune, in particolare Encedalus e Titano, dove è stata depositata nel 2005 la più piccola sonda Huygens.
Ma mentre i ricercatori avranno anni per analizzare i dati restituiti da Cassini, e qualcuno già pensa di tornare su Saturno, molti attendono già con entusiasmo le scoperte e le immagini spettacolari delle prossime missioni spaziali.Ma dove sono dirette?
Nel 2018 la NASA lancerà InSight, la missione che porterà una piattaforma scientifica stazionaria su Marte. La strumentazione della piattaforma consentirà ai ricercatori di eseguire una serie di test sulla crosta marziana cercando di ottenere dei dati che permettano di ricostruire la storia geologica del pianeta e, più in generale, quali siano stati i meccanismi di formazione dei pianeti rocciosi del Sistema Solare interno.
ExoMars consiste invece in una serie di due missioni su Marte pianificate dall’ESA e da Roscosmos, l’agenzia spaziale russa, con l’obiettivo di individuare tracce di idrocarburi (metano in particolare), solfuri e altre sostanze a testimonianza di una fase di attività organica o geologica nel pianeta, oggi o in passato. La prima missione del 2016 ha inserito correttamente un satellite nell’orbita del pianeta rosso, l’ExoMars Trace Gas Orbiter, che inizierà nel 2018 le operazioni di analisi dell’atmosfera marziana, con un livello di precisione 1000 volte superiore rispetto alle precedenti missioni. Il rover che accompagnava il satellite, Schiapparelli, si è però reso protagonista di una disavventura che lo ha portato a schiantarsi sulla superficie del pianeta, rendendo impossibili le sue misurazioni da terra ma fornendo una serie di informazioni utili alla seconda missione. Nel 2020 ExoMars porterà sulla superficie un altro rover, con l’obiettivo di raccogliere e analizzare campioni di terreno prelevati grazie alla sua trivella, accompagnato da una piattaforma stazionaria, che si occuperà di misure atmosferiche dal suolo, in particolare sull’umidità.
Un’ulteriore missione della NASA, prevista per il 2020, è Mars 2020 Rover. L’obiettivo in questo caso sarà di collezionare una serie di campioni di rocce e suolo ritenuti interessanti e stoccarli in un veicolo di superficie in attesa di una futura missione in grado di recuperarli e inviarli sulla Terra.
Ma non c’è solo Marte nel futuro delle prossime esplorazioni spaziali. Europa Clipper è una missione della NASA che porterà un satellite ad orbitare intorno a Giove per osservare la sua luna Europa, interessante perché la superficie ghiacciata sembrerebbe nascondere un vasto oceano. I sensori del satellite includeranno radar in grado di misurare oltre la spessa crosta di ghiaccio della luna, telecamere ad alta risoluzione ed analizzatori in grado di verificare la composizione dei getti di gas simili a geyser che si innalzano dalla sua superficie.
La missione JUICE (Jupiter Icy moons Explorer) del 2022 dell’ESA invece porterà una sonda a viaggiare intorno a Giove analizzando con una singolare varietà di strumenti diverse lune del gigante gassoso: Europa sì, ma anche Callisto e in particolare Ganimede. La missione punta a scoprire il meccanismo di formazione di queste lune di ghiaccio, dettagli sulle condizioni della loro superficie e, soprattutto, se queste possono ospitare o aver ospitato forme di vita in passato.
Bepicolombo è una missione congiunta europea e giapponese che punta ad ottenere importanti informazioni sulla composizione chimica del suolo, lo stato del nucleo e la magnetosfera di Mercurio. La missione si baserà sulle analisi di due sonde orbitali, studiate appositamente per resistere alle difficili condizioni dovute alla vicinanza al Sole e alla notevole attrazione gravitazionale del pianeta, che arriveranno in posizione intorno al pianeta nel 2025.
Non sono solo i pianeti e le lune ad essere nel mirino delle grandi agenzie spaziali internazionali. Ben due missioni sono in partenza nel 2018 per studiare da vicino il Sole: la Solar Orbiter dell’ESA e la Parker Solar Probe della NASA. Entrambe cercheranno di arrivare il più vicino possibile alla stella centrale del nostro Sistema Solare per compiere misure sulla corona, la parte più esterna della sua atmosfera, e sul vento solare, il flusso di particelle cariche che emette costantemente. L’importanza di queste missioni è anche di natura tecnologica, le sonde infatti dovranno resistere alle temperature e alle radiazioni emesse dal Sole mantenendo la loro operatività. Con queste missioni dunque si ricaveranno importanti dati su come costruire e attrezzare moduli spaziali di nuova generazione.
Osirix-Rex infine è una missione della NASA lanciata nel 2016 e che dovrebbe portare, il prossimo anno, una piccola sonda a prelevare dall’asteroide Bennu circa 60 grammi di materiale che saranno poi rimandati sulla terra in una capsula di ritorno che arriverà nel 2023. Il materiale permetterà di ottenere importanti informazioni sulla composizione degli asteroidi della stessa categoria di Bennu e su come si sono formati i pianeti del nosto Sistema Solare.