Seicento in media, settecentocinquanta in alcuni esemplari. È il numero di zampe che possiede un Illacme plenipes, un rarissimo millepiedi che ha il primato dell’animale con il maggior numero di zampe esistente in natura. Appendici che non servono per correre, ma per scavare gallerie nel sottosuolo e inerpicarsi sui massi rocciosi di arenaria. Il suo habitat naturale – e per ora esclusivo – sono i boschi di querce di alcune località a sud di San Francisco, dove è stato ritrovato dopo averlo a lungo ritenuto estinto. L’anatomia del minuscolo esserino – al massimo tre centimetri di lunghezza per meno di un millimetro di larghezza – è stata analizzata in dettaglio in un articolo pubblicato sulla rivista Zookeys, da un gruppo di lavoro coordinato da Paul Marek, del Dipartimento di Entomologia dell’Università dell’Arizona.
Scoperto nel 1926, il millepiedi era stato considerato estinto e poi accidentalmente ritrovato nel 2005 da Marek. In quell’occasione lo stesso Marek e Jason E. Bond, un altro autore dello studio, avevano descritto questo diplopode – è il nome scientifico della classe dei millepiedi – annunciandone la riscoperta in un lavoro del 2006 su Nature (vedi Galileo Un millepiedi da guinness).
Ora invece arrivano i particolari, molti dei quali rivelati grazie al microscopio elettronico a scansione. Cominciamo con il numero di zampe: le femmine possono averne fino a 750, mentre, tra i maschi esaminati, l’esemplare che ne è più provvisto ne ha solo 562. Inoltre, questi animali possiedono piccoli artigli alle estremità delle appendici, utili per scavare e spostare le particelle di terreno, un apparato boccale rudimentale e sono privi di pigmento e di occhi, sostituiti da antenne, come organi sensori. Tutte caratteristiche sviluppate nel corso dell’evoluzione per adattarsi – sono detritivori – alla vita sottoterra, nel suolo del sottobosco, umido e ricco di humus e soffici detriti organici.
L’Illacme plenipes è stato attualmente rinvenuto solo in tre località molto vicine tra loro, poche decine di chilometri a sud est della Silicon Valley. La foresta di querce californiana è suo habitat ideale, e sembra prediligere, inoltre, aree ribassate in cui è presente una spessa coltre nebbiosa, suolo con blocchi rocciosi di arenaria e terreno sabbioso.
Sulla base delle morfologia e delle caratteristiche ambientali del territorio in cui è stata rinvenuta, gli autori dello studio hanno anche indicato la probabile area di distribuzione geografica di questa specie. Territori adeguati sarebbero le valli umide tra la baia di Monterrey e San Juan Bautista, nella California Floristic Province, un’area con elevata biodiversità.
Riferimenti: ZooKeys doi: 10.3897/zookeys.241.3831
Credits immagine: Marek, P.; Shear, W.; Bond, J. (2012)/Wikipedia