“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Così recita l’articolo 32 della Costituzione italiana, condensando in due righe un diritto fondamentale, quello alla salute, che nel nostro Paese garantisce uguale accesso alle cure mediche a tutti i cittadini, ricchi o poveri che siano. Oggi però, come denuncia L’Espresso, l’arrivo in commercio di due nuovi farmaci potrebbe mettere a rischio questo diritto. Il 27 maggio scorso infatti è stata autorizzata in Italia la vendita del pertuzumab e dell’afibercept, due farmaci antitumorali salvavita, che non saranno però rimborsati, almeno per ora, dal Servizio Sanitario Nazionale (Ssn). Parliamo di terapie che costano migliaia di euro al mese, e che potrebbero quindi essere disponibili solo per i pazienti più ricchi.
L’autorizzazione è arrivata dall’Aifa, che ha applicato le nuove norme contenute nel decreto Balduzzi, approvato dall’ex ministro nel novembre dell’anno passato. In precedenza, prima che un nuovo farmaco salvavita entrasse in commercio nel nostro Paese bisognava attendere che si concludesse la fase di contrattazione tra l’azienda produttrice e l’Ssn, nella quale viene stabilito il prezzo che verrà pagato dallo stato per il rimborso del farmaco. E di farmaci salvavita si tratta in questo caso, perché pertuzumab e afibercept servono rispettivamente per il trattamento del tumore al seno metastatico e del carcinoma del colon-retto, due malattie dall’esito purtroppo infausto.
Secondo le nuove regole, però, un farmaco può entrare in commercio anche “nelle more”, ovvero nel periodo in cui la contrattazione tra Ssn e azienda non si è ancora conclusa, entrando in una nuova classe di farmaci, la C (nn), ovvero farmaci di classe C non negoziati. In questa fase dunque, il farmaco è in commercio, ma lo stato non lo rimborsa, e i pazienti per utilizzarlo devono quindi pagarselo di tasca propria.
L’intenzione, probabilmente, era quella di velocizzare l’accesso dei medicinali nel nostro Paese. Va infatti detto che il tempo delle contrattazioni sono spesso estremamente lunghi, ed era infatti abituale veder arrivare i nuovi farmaci in Italia con 1-2 anni di ritardo rispetto al resto d’Europa. Come fa notare L’Espresso però, il prezzo del pertuzumab e dell’afibercept nel resto d’Europa di aggira intorno ai 3-4.000 euro per tre settimane di trattamento. Una cifra esorbitante, troppo probabilmente per molti pazienti che necessiterebbero invece delle nuove terapie.
In questo modo dunque, solamente i pazienti più ricchi potrebbero beneficiare del trattamento. Gli altri dovrebbero rinunciare, o forse peggio, indebitarsi ed esporre le proprie famiglie ad enormi sacrifici economici per avere accesso anche loro alle nuove cure. E questo, come abbiamo visto, è contrario allo spirito della nostra Costituzione.
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