“Due universi da riunire”

Nato a Nagasaki nel 1954, Kazuo Ishiguro ha avuto modo di riflettere sugli effetti di alcune applicazioni scientifiche sulla società. “Mia madre ha avuto una esperienza diretta della bomba atomica”, racconta il romanziere alla cerimonia di premiazione del Premio Letterario Serono avvenuta lo scorso 7 giugno a Roma. “Ma al tempo per noi quello era prima di tutto un episodio di guerra, non era legato alla ricerca scientifica”. D’altronde la curiosità, l’euforia, l’emozione della scoperta erano pane quotidiano per il giovane Ishiguro: suo padre era oceanografo. E proprio seguendo la sua passione per la ricerca il ricercatore giapponese, nel 1960, si trasferirà con tutta la sua famiglia in Inghilterra per andare a lavorare al National Institute of Oceanography. Basta forse questa dicotomia fra due modi di intendere la scienza e la ricerca a spiegare la prospettiva con cui Kazuo Ishiguro affronta nel libro premiato nella sezione dedicata ai romanzi, “Non lasciarmi” (Einaudi), una delle paure più diffuse nella società occidentale, la clonazione umana.

La storia racconta di tre ragazzi, della loro amicizia e del loro destino, legato indissolubilmente alla loro natura, l’essere cloni di altri individui a cui dovranno donare degli organi. “Il libro, va detto subito, di scientifico ha ben poco. Non solo non parla della realtà ma neanche del verosimile”, ci tiene a sottolineare Carlo Alberto Redi, zoologo e biologo dello sviluppo all’Università di Pavia e membro della giuria che ha premiato Ishiguro. “Si tratta di una provocazione narrativa più che di una reale preoccupazione. Di un invito alla discussione su temi che coinvolgono l’idea di vita e di morte, e che sono fondamentali per la crescita democratica della società”. Il ricercatore si riferisce alla possibilità, questa sì reale, offerta dalla biologia delle cellule staminali embrionali di espandere le conoscenze scientifiche sullo sviluppo umano, nel campo della farmacogenomica e della medicina rigenerativa. “E, infatti, molte legislazioni europee e internazionali hanno recepito questa realtà”, conclude non senza polemica Redi. “La divisione fra il mondo della cultura e quello della scienza mi turba profondamente”, afferma ancora Ishiguro. “E penso che sia importante che noi romanzieri affrontiamo temi scientifici per cercare di riavvicinare questi due universi”. Che è poi l’obiettivo del premio Serono, giunto quest’anno alla sua quarta edizione, che ha premiato nella sezione saggi Edoardo Boncinelli per il suo “L’anima della tecnica” (Rizzoli). L’excursus che il biologo italiano fa nella storia della scienza è una specie di antidoto razionale contro le paure che la ricerca può suscitare. I due libri vincitori finiscono così per essere complementari, se il primo è un romanzo inquietante e giocato su timori fantascientifici, il secondo è un saggio che vuole insegnare a avvicinare comprendere i fenomeni scientifici senza timori. La chiave per farlo è acquisire consapevolezza, strumenti, concettuali e di metodo, che aiutino a valutare le scoperte scientifiche e le loro applicazioni nella giusta prospettiva. “Se la tecnica soffocherà gli esseri umani”, ha detto Boncinelli durante la premiazione, “sarà solo colpa loro, che non avranno saputo usarla nella giusta maniera”.L’elevato valore dei volumi presi in esame ha poi spinto la giuria ad assegnare un ulteriore riconoscimento, una menzione d’onore a Flo Conway e Jim Siegelman, autori di “L’eroe oscuro dell’eta’ dell’informazione” (Codice), la storia di uno dei geni della nostra epoca, Norbert Wiener, il matematico padre della cibernetica, la scienza che ha aperto le porte alla riproduzione, sulla base di circuiti elettronici, di alcune delle funzioni del nostro cervello.

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