Da marzo a oggi l’epidemia di Ebola in Africa occidentale ha colpito 567 persone, causandone la morte di 350 in Sierra Leone, Liberia e Guinea. Numeri che hanno spinto Bart Janssens, direttore delle operazioni per Medici senza frontiere, ad affermare che l’epidemia è fuori controllo, essendo presente con 60 diversi focolai nei tre paesi.
La febbre emorragica (che aveva richiamato in Africa anche i ricercatori italiani, impegnati nelle attività di supporto diagnostiche) si sta diffondendo soprattutto a causa della vicinanza delle zone colpite con la giungla, dove il virus è stato inizialmente identificato, come Conakry, la capitale della Guinea, dove si contano circa 2 milioni di abitanti, riferisce la Cnn. Il periodo di incubazione della malattia – che varia da due giorni a tre settimane – complica la situazione, rendendo impossibile rintracciare i nuovi casi quando i sintomi non si sono ancora manifestati. La malattia si trasmette tra uomo e uomo attraverso contatto con fluidi corporei, come sangue e secrezioni di persone infette, anche defunte.
Per ebola, lo ricordiamo, non esiste ancora ad oggi un vaccino, e gli unici trattamenti disponibili si limitano al contenimento dei sintomi (febbre, debolezza, dolori muscolari, mal di testa e gola, rush, vomito, diarrea, e, in alcuni casi, emorragie interne ed esterne ). Medici senza frontiere dallo scorso marzo, quando è scoppiata l’epidemia, ha già spedito 300 medici, insieme a tonnellate di attrezzature e materiali per combattere l’emergenza. Ma ora non può fare di più, come racconta Jansssens, ammettendo di non poter inviare altro personale nelle zone colpite. Saverio Bellizzi, epidemiologo di Msf, da poco rientrato dalla Guinea, dichiara in questo video: “In alcune zone del paese siamo riusciti a contenere l’epidemia, ma in altre abbiamo ancora un tasso di mortalità dell’80%. Una cosa è sicura: l’epidemia andrà ancora avanti per alcuni mesi. Per questo chiediamo l’aiuto di tutti per aiutarci a portare avanti questa sfida”.
Mentre continua la raccolta fondi da parte di Msf, l’Oms ha pianificato un incontro con i ministri della salute per pianificare l’invio di esperti e nuove risorse per combattere l’emergenza. Che potrà dirsi conclusa solo quando non verranno riportati nuovi casi di infezione per 42 giorni di fila (due volte il periodo massimo di incubazione).
Via: Wired.it
Credits immagine: EU Humanitarian Aid and Civil Protection/Flickr