La robotica non è ancora stata in grado di riprodurre umanoidi sensuali in stile Blade Runner o come gli umanissimi Cyloni di Battlestar Galactica, ma già oggi, quando un umano tocca un robot nelle “parti intime” prova un certo grado di eccitazione sessuale. Lo hanno dimostrato all’Università di Stanford dove è stato condotto un esperimento in cui sono state messe alla prova le reazioni umani di fronte a un robot dall’aspetto simile al nostro.
Jamy Li, Wendy Ju, e Byron Reeves, autori dell’esperimento, presenteranno i risultati completi dei test durante la 66esima edizione dell’International Communication Association Conference che si svolgerà a Fukuoka, in Giappone dal 9 al 13 giugno prossimi.
Il test è stato ideato partendo dal concetto che i legami tra le persone crescano anche grazie alle interazioni fisiche tra i soggetti. E se i soggetti sono robotici, cosa accade? Per capirlo i ricercatori hanno usato un piccolo androide chiamato Nao e prodotto dalla Aldebaran Robotics che è stato programmato per chiedere a voce ai partecipanti al test di essere toccato in 13 punti del corpo, dalle mani alle natiche. Il grado di eccitazione sessuale è stato valutato attraverso la rilevazione dell’aumento della conduttanza cutanea, la capacità, cioè, della pelle di lasciar passare una carica elettrica. Questo valore aumenta normalmente e fisiologicamente in tutte le persone che si eccitano sessualmente.Un altro parametro preso in considerazione è stato quello del tempo di risposta dei soggetti umani. Cioè quanto tempo è passato dalla richiesta di Nao fino all’effettivo contatto con la zona del corpo indicata.
I tre scienziati hanno notato che i partecipanti si eccitavano di più quando la richiesta era di toccare le natiche o gli occhi del robot, piuttosto che zone più accessibili nelle normali relazioni interpersonali come le mani. Ma non solo: una certa esitazione è stata notata anche quando la richiesta era toccare parti intime del robot.
Lo studio è interessante da diversi punti di vista e pone parecchie domande che dovranno ricevere una risposta dagli ingegneri che progetteranno i robot del futuro. “Il nostro lavoro”, ha detto Jamy Li, “dimostra che gli androidi sono da considerare come nuove, potenti, fonti di stimoli relazionali. A questi gli umani reagiscono in maniera non solo ‘primitiva’, con l’eccitazione sessuale automatica, ma anche seguendo le convenzioni sociali che riguardano il contatto con il corpo di qualcun altro. Crediamo che questi fattori avranno implicazioni sia per quanto riguarda il futuro design dei robot che dal punto di vista dello sviluppo delle teorie sui cosiddetti sistemi artificiali”.