Mal è un cane da pastore belga di cinque anni. Guarda dritto l’obiettivo della macchina fotografica: è felice perché i suoi padroni lo hanno elogiato e gli hanno accarezzato il pelo. E basta guardarlo per capire il suo stato d’animo: orecchie in su e lingua in fuori, una manifestazione inconfondibile di giubilo. In effetti, tutti coloro che possiedono cani sono perfettamente in grado di associare l’espressione facciale dei loro animali con l’emozione che stanno provando. E anche la scienza pare essersene convinta: uno studio dei ricercatori della Walden University di Minneapolis, pubblicato sulla rivista Behavoiural Processes, ha infatti confermato, esperimenti alla mano, l’esistenza di un’empatia emozionale tra cani ed esseri umani, grazie alla quale è possibile “decodificare” le espressioni facciali degli animali.
“Non ci sono dubbi che gli esseri umani abbiano la capacità di riconoscere gli stati emozionali dei loro ‘simili’ e comprenderne accuratamente le espressioni facciali”, spiega Tina Bloom, una degli autori della ricerca. “Il nostro lavoro mostra che gli esseri umani sanno comprendere altrettanto accuratamente, se non perfettamente, almeno una delle espressioni facciali dei cani. Pensiamo che esistano modelli che connettono gli esseri umani con il resto dell’ecosistema, e uno di questi è quello che abbiamo chiamato comunicazione emozionale”.
Nel loro lavoro, i ricercatori hanno “indotto” Mal a provare diverse emozioni basilari: felicità, tristezza, paura, disgusto, sorpresa e rabbia. Le fotografie dell’animale sono state mostrate ai volontari, che sono stati divisi in due gruppi a seconda della loro esperienza in fatto di cani. L’emozione più facile da riconoscere è stata di gran lunga la felicità, con l’88 per cento di risposte corrette; a seguire la rabbia con il 70 per cento, poi la paura e la tristezza con il 45 per cento e il 37 per cento, rispettivamente.
Le espressioni canine più difficili da identificare sono state la sorpresa e il disgusto, al 20 per cento e 13 per cento. L’aspetto curioso è stato che i volontari senza alcuna esperienza si sono rivelati più bravi nell’identificazione di queste ultime emozioni: secondo i ricercatori, potrebbe dipendere dl fatto che i proprietari di cani tendono a pensare che l’animale riproduca queste espressioni solo “per gioco”. Gli scienziati sostengono che l’associazione tra smorfie facciali ed emozioni sia un’abilità naturale degli esseri umani.
Secondo Bloom, serviranno ulteriori ricerche per determinare se l’empatia emozionale con i cani si possa estendere a tutti gli animali o dipenda dal fatto che esseri umani e cani si sono evoluti fianco a fianco per oltre 100.000 anni: “Se avessi adottato un serpente o una tartaruga, non credo che sarebbero state così emozionalmente connesse a me come potrebbe esserlo un cane”, ha concluso.
Riferimenti: Behavioural Processes doi:10.1016/j.beproc.2013.02.010
Credits immagine: Kevin Colon Keller/Flickr