Terra, 3,5 miliardi di anni fa. Il pianeta è in subbuglio: mantello caldo, attività vulcanica intensa, oceani e continenti appena formati, forse solo le prime semplici forme di vita già presenti. Poi qualcosa è cambiato e il pianeta è diventato quello che conosciamo oggi. Per capire come e perché, secondo gli scienziati il primo passo è scoprire con che tipo di oggetti – asteroidi, comete o altro – sia venuto a contatto nelle fasi primordiali della sua formazione. Certo, scovare ora queste informazioni sulla superficie terrestre è difficile. Lo è però un po’ meno analizzare le rocce della Luna raccolte negli ultimi decenni dagli astronauti. Proprio quello che hanno fatto i ricercatori della Nasa e del Lunar and Planetary Institute di Houston, pubblicando su Science uno studio che svela la natura degli oggetti caduti sulla crosta lunare (e dunque probabilmente su quella terrestre) tra 3,8 e 3,4 miliardi di anni fa. Si tratterebbe per lo più di asteroidi, nello specifico di condriti.
Se non fosse per la pioggia di meteoriti che l’ha colpito intorno a 4 miliardi di anni fa il nostro pianeta non avrebbe l’aspetto che ha. Quasi tutti gli esperti sono concordi nel pensare che sarebbe stato l’impatto con oggetti provenienti dallo spazio a dare origine al vapore acqueo, alle nubi e dunque alle piogge. Alcuni pensano anche che sia stato grazie ad amminoacidi e altre sostanze provenienti dall’Universo che si sia sviluppata la vita. Dunque comprendere quale fosse la natura degli oggetti che hanno colpito la Terra bambina – allora vecchia appena 1 miliardo di anni contro i 4,5 di oggi – potrebbe essere utile a ricostruire le origini sia del pianeta che della vita stessa.
Tuttavia, di rocce extraterrestri con tale datazione, che sia possibile studiare, non ce ne sono molte sul nostro pianeta. Son poche quelle che toccano il suolo senza disintegrarsi nell’atmosfera, e sono ancora meno quelle abbastanza grandi da essere ancora oggi riconoscibili all’interno dei minerali terrestri. Diversa la situazione sulla Luna, che non ha atmosfera e che è un satellite inerte, o comunque dall’attività magmatica ridotta rispetto alla Terra. Da qui l’idea di analizzare i detriti collezionati dalla missione Apollo 16, datati per l’appunto tra i 3,4 e i 3,8 milioni di anni, potenziale fonte di informazioni sul flusso di oggetti nel Sistema solare in quell’era. Si trattava di asteroidi, comete o di entrambi? Secondo lo studio su Science prevalentemente dei primi.
Per analizzare i piccoli frammenti di meteoriti conservati all’interno delle brecce di regolite – ovvero nella ghiaia agglomerata e indurita presente sul suolo del satellite – gli scienziati hanno usato diverse tecnologie. Hanno prima eseguito una mappatura chimica e osservazioni al microscopio elettronico, e poi utilizzato l’electron microprobe analyzer, uno strumento capace di riconoscere quali frammenti di roccia provenissero dalla Luna e quali invece avessero composizione o struttura diverse.
Così facendo, gli scienziati hanno scoperto che gli oggetti che raggiungevano il suolo di Terra e Luna in quel periodo erano prevalentemente ‘proiettili’ di condriti, meteoriti rocciose che si formarono nel sistema solare primordiale e che si ritiene oggi si trovino nella fascia principale degli asteroidi. “Si tratta di una conferma diretta di quello che fino ad oggi potevamo dedurre solo indirettamente”, ha spiegato Katherine Joy, prima autrice dello studio. “Il flusso delle comete era piuttosto basso, gli oggetti che colpivano pianeta e satellite erano solo tra il 5 e il 17 per cento delle volte di questo tipo”.
Alcune delle rocce analizzate sono risultate inoltre più ricche di magnesio rispetto ai normali meteoriti, il che ha aperto una discussione interessante sull’origine della vita sul nostro pianeta. “Molti scienziati pensano che gli asteroidi che contengono questo elemento possano essere caduti sul sistema Terra-Luna tutti nello stesso periodo, che come prova lo studio coincide proprio con quello in cui plausibilmente sono apparsi i primi microrganismi sul pianeta”, ha spiegato Alan Rubin, docente di geofisica all’Università della California di Los Angeles in un commento apparso sempre su Science. “Dunque non è da escludere che possa essere stato proprio questo particolare evento, probabilmente dai tratti simili a un cataclisma, a far scoccare la scintilla della vita”.
Credits immagine: Dan Durda/FIAAA
Riferimenti: Science doi: 10.1126/science.1219633
Science doi: 10.1126/science.1224184
via wired.it
Gli scienziati sono capaci di fare teorie più disparate sulle origini della vita ma non riusciranno mai a dimostrare l’origine della vita .
Se ciò accadesse ,essi si potrebbero sostituire benissimo a DIO !
Ciò non potrà mai accadere perché l’origine della vita appartiene a DIO. Infatti DIO non è altro che un infinito spirito , ripieno di una energia ( vive in un mondo , probabilmente , diverso da quello umano) tanto potente da generare particelle , atomi elettroni, (probabilmente divisibili in particelle più piccole e sempre più
piccole senza mai raggiungere la particella più piccola perché altrimenti andremo all’infinito , e quel’ infinito è DIO ) che guidate da uno spirito e una mente infinita non hanno fatto altro che creare il mondo e quindi l’uomo.