Tutti i segreti della mummia di ghiaccio saranno svelati. Ora che, dopo quasi vent’anni dal suo ritrovamento, il Dna di Oetzi è stato completamente mappato, si potrà finalmente conoscere la sua storia. L’impresa è riuscita grazie al lavoro congiunto di tre ricercatori: Albert Zink, direttore dell’Istituto per le Mummie e l’Iceman dell’Eurac di Bolzano, Carsten Pusch dell’Istituto di genetica umana dell’Università di Tubinga (Germania) e Andreas Keller, bioinformatico della “Febit”, un’azienda di Heidelberg (Germania) specializzata in biotecnologia.
Per Zink e Pusch non si tratta della prima collaborazione. I due ricercatori infatti avevano già lavorato insieme nello studio (condotto da Zahi Hawass) che ha svelato il mistero della morte di Tutankhamon (Tutankhamon, chiarito il mistero della sua fine). L’arrivo di Andreas Keller ha permesso ai due scienziati di avvalersi delle più moderne tecnologie di sequenziamento del Dna. “Il materiale sul quale abbiamo lavorato ha più di 5.000 anni ed è estremamente frammentato. Tuttavia, con l’ausilio di tecnologie avanzate che garantiscono un margine di errore minimo, siamo riusciti a identificare rapidamente il genoma competo dell’Iceman”, ha sottolineato Albert Zink. In particolare, su un campione osseo del bacino, i tre ricercatori hanno sperimentato per la prima volta la nuova tecnologia SOLiD, che ha permesso di prelevare la maggiore quantità di Dna mai estratta dalla mummia.
Il sequenziamento del genoma è solo l’ultimo di una serie di esami cui la mummia è stata sottoposta (Oetzi: gli esami non finiscono mai) da quando è conservata nel museo a lei dedicato a Bolzano (Un ghiacciaio naturale per Oetzi). Nel corso di venti anni, le analisi hanno portato a una conoscenza sempre più approfondita: nel 2002 lo studio condotto da Eduard Egarter Vigl presso il Museo Archeologico di Bolzanosulle ferite sulla mando destra e sulla schiena hanno permesso di stabilire che Oetzi morì in un violento duello (Come morì Oetzi); Egarter Vigl inoltre ha chiarito che, al momento della morte, l’uomo aveva 46 anni, che apparteneva a una comunità di agricoltori e, grazie ai residui di rame e arsenico ritrovati nei capelli, che lavorava i metalli. Cinque anni dopo, nel 2007, si arrivò a una diagnosi più precisa: a provocare la morte di Oetzi fu una lesione vascolare sotto la clavicola (Diagnosi di morte per Oetzi). Nel 2003, invece, uno studio pubblicato su Science e condotto da un team di ricercatori di Australia, Stati Uniti e Svizzera, aveva attribuito alla mummia la cittadinanza italiana. Secondo questo studio l’Uomo dei Ghiacci sarebbe nato a Velturno (Feldthurns), in Sud Tirolo (Passaporto italiano per Oetzi). Nel 2008, poi, era stato mappato il suo Dna mitocondriale (Una mummia senza discendenti). Nel 2009, infine, era stato eseguito un esame sui suoi tatuaggi (I tatuaggi di Öetzi: agopuntura preistorica?), condotto proprio all’Eurac. Secondo Zink, i nuovi risultati potranno rivelarsi importanti non solo per Oetzi, ma per diversi campi di ricerca, dalla genetica di popolazione allo studio dell’evoluzione di agenti patogeni e malattie.
Riferimenti: Eurac