“50 anni di ricerca per una grande scoperta in cui il passo definitivo l’hanno fatto gli esperimenti Atlas e Cms che al momento della scoperta erano a guida italiana”. Con queste parole ieri Fernando Ferroni, presidente dell’ Istituto nazionale di fisica nucleare ha commentato l’annuncio del premio Nobel per la Fisica di quest’anno, conferito a Peter Higgs e François Englert per aver postulato l’esistenza della particella poi confermata dalla scoperta del luglio 2012. E in effetti quella del bosone premiato dal Nobel è una scoperta in buona parte anche italiana, cominciata, se vogliamo, tanti anni fa. Prima ancora che l’esistenza della particella venisse ipotizzata.
La stessa nascita del Cern – da dove è arrivata la scoperta del bosone – fu merito, in parte, anche di un italiano, il fisico Edoardo Amaldi, che insieme ad alcuni colleghi, quali Pierre Auger, Lew Kowarski e Niels Bohr dopo la fine della Seconda guerra mondiale aveva cominciato a immaginare un grande laboratorio europero per la fisica delle particelle. Amaldi partecipò alla nascita e alla crescita del Cern (del quale l’Italia oggi è uno dei maggiori contribuenti per quel che riguarda il funzionamento di laboratori, personale e infrastrutture) sia a livello istituzionale che a livello scientifico, prendendo parte alla preparazione dell’Intersecting Storage Rings (un acceleratore di particelle che funzionò fino agli anni Ottanta al Cern) e del Super Proton Synchrotron.
Ma torniamo al bosone di Higgs (e Englert dovremmo dire, oggi più che mai), dove a parlare italiano sono soprattutto gli scienziati a capo delle scoperta della super-ricercata particella. A cominciare da Fabiola Gianotti, la donna a capo (fino a quest’anno) di uno dei due esperimenti da cui sono arrivati i dati a conferma dell’esistenza del bosone: Atlas, alla cui guida arrivò dal 2009. Dal 1994 invece è senior research physicis al Cern. E ieri all’atteso annucio del premio Nobel ha commentato così la sua scoperta: “Sono molto soddisfatta ed emozionata. Questa assegnazione premia la teoria sul bosone di Higgs, il meccanismo Brut-Englert-Higgs, ma premia di conseguenza anche la scoperta sperimentale e le migliaia di scienziati che ne sono protagonisti, tra i quali vi sono moltissimi italiani”.
I tanti (centinaia) italiani che hanno lavorato, lavorano e continuano ad arrivare al Cern, tra cui spicca il nome di Guido Tonelli, il fisico che al momento della scoperta del bosone guidava l’altro esperimento protagonista dell’impresa, Cms. Fu lui infatti, a dicembre 2011, pochi mesi prima dell’annuncio ufficiale, a parlare insieme alla collega Gianotti delle prime tracce sull’avvistamento di Higgs. Ed è stato lui, poco prima dell’annuncio ufficiale a dire: “L’augurio è che il premio vada a quei ragazzi che nel ’64 hanno fatto la scoperta teorica e che in qualche modo sia premiata l’intera l’organizzazione che è stata protagonista della scoperta, anche sperimentale”. Ieri Higgs e Engelart sono stati premiati, lo è stata anche l’intera organizzazione, e in parte anche Tonelli. In buona parte anche l’ Italia.