Dal mimetismo per Wallace al richiamo sessuale per Darwin, si sono susseguite innumerevoli spiegazioni sul perché le zebre abbiano le strisce, tra le quali la predazione e l’elusione di mosche pungenti, ma nessuna è riuscita a convincere ancora del tutto la comunità scientifica. Tuttavia, un nuovo studio, pubblicato su Royal Society Open Science, suggerisce che ci sia una spiegazione più forte delle altre: la temperatura.
Più esattamente, spiegano gli scienziati della University of California di Los Angeles a capo dello studio, sarebbero le variazioni di temperatura a determinare la presenza delle strisce, delle quali ne esistono molte versioni, a seconda della zona di provenienza delle zebre.
Nel loro studio, i ricercatori hanno passato in esame alcune delle teorie più diffuse sull’origine delle strisce, testandone quindi la solidità scientifica. È così emerso che tra quelle ritenute più probabili, alcune sono invece alquanto deboli (per esempio i leoni non sarebbero per nulla confusi dalle dalle strisce e solo alcuni tipi di mosche pungenti sembrano esserne tenute alla larga). Questo ha portato gli scienziati a domandarsi se esistesse qualche altro fattore in grado di spiegare l’origine delle strisce, magari legato alla variabilità che si osserva nei diversi animali. Per questo i ricercatori hanno studiato le caratteristiche del manto delle zebre provenienti da 16 luoghi diversi e le hanno confrontate con 29 fattori ambientali come il caldo, le mosche, la possibilità di predazione, in cerca di eventuali correlazioni.
Analizzando i dati è così emerso che l’unica correlazione trovata era con le temperature, ovvero laddove le temperature erano più basse le strisce erano meno e più sbiadite, dove invece faceva più caldo erano di più e più scure. Per i ricercatori quanto osservato potrebbe avere qualcosa a che fare con la termoregolazione del corpo: la differenza tra il calore assorbito dal nero e il riflesso dato dal bianco crea movimenti d’aria che potrebbero per esempio rinfrescare gli animali. Molto probabile però è che un insieme di fattori, e non uno solo, abbiano guidato l’evoluzione delle strisce delle zebre, concludono gli autori.
Riferimenti: Royal Society Open Science: DOI: 10.1098/rsos.140452
Credits immagine: RayMorris1/Flickr CC