Immaginate di stare sul pianeta rosso e di vedere all’improvviso la coltre di nubi di anidride carbonica sulla vostra testa che si oscura. Che sta succedendo?
È quello che è capitato lo scorso marzo a Curiosity, il rover Nasa sul suolo marziano, che in due diverse occasioni si è trovato ad assistere a un’eclissi di sole provocata dalle lune di Marte, Phobos e Deimos. Grazie alla sua Mast Camera, che ha particolari filtri solari – un po’ come gli occhialetti che usiamo per ammirare le eclissi solari dalla Terra – il rover è riuscito a catturare le lune marziane in “controluce”. Fotografie straordinarie che, in timelapse, ci mostrano i due rari eventi come se ci trovassimo sul suolo marziano. Ecco qui sotto la prima eclissi: Phobos che passa davanti al Sole, lo scorso 26 marzo:
Con un diametro massimo di 26 chilometri, Phobos è la luna maggiore di Marte e anche la più vicina. Viaggiando a soli 6000 km dalla superficie marziana, è anche il satellite più prossimo al proprio pianeta di tutto il sistema solare. La nostra Luna, per esempio, viaggia a quasi 400 mila km dalla Terra. Ma anche se Phobos è così vicino a Marte, siccome è molto più piccolo del nostro satellite, non riesce a coprire completamente il disco solare come fa la nostra luna.
La luna maggiore di Marte prende il nome da Phobos, il dio della paura figlio di Ares (Marte per i romani). Suo fratello Deimos, dio del terrore in guerra, dà invece il nome alla luna minore di Marte. Ecco il suo passaggio davanti al Sole lo scorso 17 marzo:
Grande all’incirca la metà del fratello maggiore, Deimos orbita molto più lontano da Marte, all’incirca a 23460 km. Il suo passaggio davanti al Sole, fotografato da Curiosity genera infatti un disco d’ombra ancora più piccolo.
Le immagini di Curiosity aiuteranno gli scienziati a studiare il percoro delle lune marziane, il cui percorso non è ancora molto chiaro. Le orbite di Phobos e di Deimos cambiano nel tempo, influenzate non solo dalla massa di Marte ma anche dal gigante gassoso Giove, i cui effetti gravitazionali si sentono nonostante i 550 milioni di km che dividono i due pianeti. Ma non è tutto, come spiega Mark Lemmon, ricercatore della Texas A&M University College Station che ha partecipato al progetto MastCamera: “Le due lune si influenzano anche tra tra loro. Per questo, per capire le loro orbite abbiamo bisogno di immagini”.