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Energie da rinnovare

di
Michele Catanzaro

Entro 30 anni la domanda di energia e le emissioni inquinanti raddoppieranno, le fonti energetiche fossili saranno sempre più scarse e costose. E senza una precisa volontà politica le energie rinnovabili non potranno fare nulla. Catastrofismo ambientalista? No. Ma è quanto emerge da un rapporto della Commissione Europea, il Weto (World energy, technology and climate policy outlook), un documento che fornisce una previsione degli andamenti energetici mondiali nei prossimi tre decenni. E che si basa sul Poles (Prospective outlook on long-term energy systems), un modello sviluppato da un team di economisti e ingegneri provenienti da Francia, Belgio e Spagna.

“Il Poles ha una struttura gerarchica modulare”, spiega a Galileo Patrick Criqui, direttore del dipartimento di Energia e Politiche Ambientali del Consiglio nazionale delle ricerche francese (Cnrs) e responsabile del progetto. “In altre parole, è costituito dall’interconnessione dei sotto-modelli delle 38 regioni nelle quali abbiamo suddiviso il pianeta”. In pratica, i ricercatori hanno realizzato un programma che simula l’evoluzione dell’economia globale.  Al computer vengono forniti i dati relativi al tasso di crescita della popolazione, al grado di sviluppo dell’economia, alle risorse di petrolio e gas naturale, alla capacità di generare potenza elettrica e ai costi per lo sviluppo di nuove tecnologie, relativamente a ciascuna delle 38 regioni. Si ottengono così i bilanci di domanda e offerta di energia di ciascuna zona per gli anni successivi (nel Weto ci si spinge fino al 2030).

In realtà, le previsioni a lungo termine sono la somma di piccoli passi temporali. Per esempio, si può fornire in input al programma la condizione economica globale del 2003. Esso calcola gli andamenti aspettati per il 2004. Da questi si può trarre un’immagine dello stato economico globale nel 2004, che viene nuovamente immessa nel programma. A questo punto si replica il calcolo dell’evoluzione per l’anno successivo, e così via fino al 2030, ovvero fino a quando questa procedura garantisce risultati affidabili. Ma come funziona, concretamente, il meccanismo di previsione? In primo luogo, il computer genera un “caso di riferimento”, che consiste nella semplice continuazione dei trend attuali. Poi, per rendere la situazione più realistica, simula l’effetto delle normative volte a ridurre le emissioni (per esempio gli accordi di Kyoto), che modificano gli andamenti, a causa dei vincoli posti all’evoluzione.

Quali sono, allora, gli scenari previsti? Non saranno apocalittici, ma daranno molto da pensare agli “ambientalisti scettici”. Per il 2030 è in arrivo un raddoppio della domanda di energia rispetto alla situazione attuale. Le emissioni saranno doppie rispetto al 1990, dal momento che l’offerta di fonti energetiche sarà ancora per il 90 per cento di tipo fossile. In particolare in Europa ci sarà un aumento significativo nell’utilizzo di gas naturale mentre il nucleare resterà minoritario. Altrettanto dicasi delle fonti alternative, che non supereranno il quattro per cento del totale, a meno che non si presenti un balzo in avanti tecnologico. Non è contemplato, su questa scala di tempo, l’esaurimento delle risorse petrolifere, ma si prevede che i prezzi del petrolio saliranno vertiginosamente fino ai 35 euro al barile.

Anche la dislocazione delle risorse riguarda aree geopolitiche scottanti: il Medio Oriente, dove si troverà il 60 per cento del petrolio estraibile e i paesi del Csi (Stati indipendenti ex-Urss) ricchi di gas naturale. “I nostri risultati danno un messaggio fondamentale: la riduzione delle emissioni e lo sviluppo di fonti di energia rinnovabile si realizzeranno in misura ragionevole solo rafforzando il vincolo legislativo”, conclude Criqui.

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