La conosciamo, per lo più, per gli effetti allucinogeni che provoca nei gatti, che riesce a far impazzire grazie alla capacità di agire sul loro sistema della ricompensa. Eppure l’erba gatta (Nepeta cataria) vanta anche una fama di efficace repellente, capace di tenere alla larga numerosi insetti fastidiosi. Finora come ci riuscisse non era del tutto chiaro: a scoprirlo è stato un team di ricercatori della Northwestern University e della Lund University, che in uno studio pubblicato su Current Biology illustrano i meccanismi responsabili della reazione avversa degli insetti. E scomettono sul futuro dell’erba gatta: non solo come gioco dei mici di casa, ma anche come repellente green.
Il recettore del Wasabi al centro dell’effetto repellente
Alcuni repellenti anti-zanzare sono creati per interferire con il gusto e l’olfatto degli insetti così da impedire loro di rintracciare e pungere l’uomo, ricordano gli autori. L’erba gatta invece agisce attraverso un sistema diverso: i ricercatori ritengono che allontani gli insetti attivando un recettore presente sì anche nell’essere umano, la proteina TRPA1 o “recettore del wasabi”, ma in maniera selettiva. Ovvero: mentre però nell’essere umano il recettore si attiva con prodotti come appunto il wasabi o l’aglio, spiegano gli studiosi, negli insetti è sensibile anche all’erba gatta, in particolare al suo principale ingrediente attivo, il nepetalattone. La natura irritante del recettore, spiega Marco Gallio del Weinberg College of Arts and Sciences., tra gli autori del paper, dissuaderebbe così gli insetti.
Che fosse proprio il recettore del Wasabi il responsabile dell’effetto repellente, i ricercatori lo hanno dedotto grazie a una serie di esperimenti in vivo e in vitro. Hanno osservato, per esempio, che nel moscerino della frutta o nelle zanzare della febbre gialla (Aedes aegypti) l’avversione all’erba gatta spariva se il gene di TRPA1 era mutato. Ma non solo: i risultati raccolti dagli scienziati confermano che l’erba gatta e il nepetalattone funzionano anche da distanza ravvicinata, senza quindi bisogno di contatto diretto.
Repellente, ma solo per alcuni insetti
Tuttavia, si è notato anche che alcuni insetti non ne sembrano infastiditi: è possibile che alcune specie abbiano sviluppato delle varianti del recettore TRPA1 come risposta evolutiva ai meccanismi di difesa delle piante. Ulteriori esperimenti potranno studiare il meccanismo che permette di attivare selettivamente solo alcune varianti del recettore, spiegano gli scienziati. La speranza, concludono gli autori, è che una pianta facilmente reperibile come l’erba gatta, efficace su molte specie di insetti e allo stesso tempo inefficace sull’uomo, possa e favorirne l’utilizzo per la produzione di repellenti specifici, poco costosi e naturali. O che, d’altra parte, la scoperta del recettore preso di mira dall’erba gatta favorisca lo sviluppo di nuovi repellenti.
Riferimenti: Current Biology, Northwestern University
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