Colesterolo sì, colesterolo no, colesterolo buono, colesterolo cattivo. Il dibattito scientifico sul tema è infiammatissimo. E se ne sentono di tutti i colori. Una certezza, però, c’è, ed è supportata da diversi lavori scientifici, sia sperimentali che epidemiologici: il cosiddetto colesterolo cattivo, quello trasportato dalle lipoproteine a bassa densità (Ldl), è cattivo per davvero. In particolare, la molecola è la prima responsabile dell’insorgenza dell’aterosclerosi, ovvero l’accumulo di placche nelle pareti delle arterie, che a sua volta porta a malattie cardiovascolari come infarto, ischemie e ictus, la prima causa di morte nel mondo. È per questo che al congresso della Società Europea di Cardiologia, appena svoltosi a Roma, gli esperti hanno deciso di rivedere al ribasso la soglia massima di colesterolo cattivo nel sangue, riducendola a 70/100 mg/dL.
“I lipidi”, ha detto Ian Graham, portavoce della Task Force dell’Esc, “sono probabilmente il fattore di rischio più importante per le malattie cardiovascolari. La relazione tra i lipidi – in particolare il colesterolo trasportato da lipoproteine a bassa densità – e malattie cardiovascolari è forte, ben documentata e univocamente causale. Gli attacchi cardiaci avvengono molto raramente in soggetti con bassi livelli di colesterolo, anche se fumatori”. Le nuove linee guida, dunque, evidenziano l’assoluta necessità di diminuire i livelli di colesterolo cattivo nella popolazione generale e in particolare nei soggetti a rischio, che “dovrebbero rappresentare la priorità per i medici. La maggior parte delle vittime delle malattie cardiovascolari sono pazienti che hanno livelli di colesterolo anche leggermente sopra la soglia: questo vuol dire che è indispensabile un approccio di riduzione del colesterolo, che passa naturalmente per il cambio dello stile di vita”.
Le linee guida, dicono ancora gli esperti, raccomandano un obiettivo individuale per il tasso di colesterolo cattivo, basato sul rischio del paziente (che a sua volta dipende da altri fattori di rischio): per esempio, nei pazienti ad alto rischio l’obiettivo è stare al di sotto dei 100 mg/dL. In ogni caso, tutti i pazienti, indipendentemente dal rischio individuale, dovrebbero cercare di dimezzare il proprio livello di colesterolo: “Abbiamo fatto una sorta di media tra il tasso di colesterolo consigliato e la sua diminuzione percentuale”, spiega Alberico Catapano, sempre dell’Esc, “per assicurarci la riduzione del 50% dei livelli in ogni paziente”.
Sono i numeri a parlare. Lo studio epidemiologico più esteso al mondo, InterHeart, pubblicato nel 2004 sul Lancet e che ha coinvolto circa 20mila pazienti in 262 ospedali di 52 paesi diversi, ha mostrato infatti che il colesterolo è il fattore di rischio prevalente, seguito da fumo, diabete e obesità: in particolare, colesterolo e fumo rappresentano, da soli, i fattori che innescano oltre il 70% dei casi di malattia cardiovascolare. “Ormai la correlazione causale colesterolo-malattia è acclarata”, ci ha spiegato Francesco Romeo, presidente della Società Italiana di Cardiologia e direttore della cattedra di cardiologia all’Università Tor Vergata di Roma, “e soprattutto vale per tutti, anche per i soggetti senza altri fattori di rischio. È per questo che è stato assolutamente necessario rivedere le linee guida, un’azione finora ritardata perché si credeva che ponendo delle linee guida troppo stringenti si sarebbe inficiata la qualità della vita dei pazienti. Il problema è che il colesterolo in eccesso inficia la durata della vita, il che è ancora più grave”.
Per restare entro le nuove raccomandazioni dei medici, è fondamentale adottare uno stile di vita sano: “Anzitutto bisogna curare l’alimentazione”, spiega ancora Romeo, “riducendo il consumo di grassi animali e derivati del latte. E poi, naturalmente, tanta attività fisica per migliorare il metabolismo”. In alcuni casi, però, potrebbe non essere sufficiente: “Se i valori del colesterolo restano comunque sopra soglia, si può ricorrere alle statine o a nuovi farmaci, i cosiddetti anticorpi anti Pcsk9, che stanno mostrando ottime potenzialità”.
Con una buona aderenza alle nuove linee guida, i clinici sperano di osservare una pronta riduzione dell’incidenza delle cardiopatie e della mortalità a esse collegata – ricordiamo, a titolo di esempio, che il solo infarto miete circa 200mila vittime l’anno nel nostro paese. Allo stesso obiettivo stanno lavorando gli esperti dello Health and Human Services (Hhs) statunitense, che hanno lanciato il progetto Million Hearts: la speranza è quella di salvare un milione di cuori (cioè di vite umane) in cinque anni seguendo le cosiddette istruzioni ABCS: assumere Aspirina se prescritto dal proprio medico, tenere sotto controllo la pressione del sangue (Blood), tenere sotto controllo il Colesterolo e non fumare (Smoke).
Via: Wired.it
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Ma mi sembrano tutti farlocchi: non mi pare proprio che si sia significativamente ridotto il target del colesterolo che rimane quello delle precedenti versioni delle linee guida. Mah!