Travolti da un insolito destino. È l’ipotesi appena avanzata da un team di ricercatori della Eindhoven University of Technology, nei Paesi Bassi, secondo cui i Neanderthal non si sarebbero estinti per mano dei nostri antenati, bensì per una ragione molto più semplice: per pura sfortuna. Infatti, secondo il loro nuovo studio appena pubblicato sulla rivista Plos One, le popolazioni dei Neanderthal sarebbero state relativamente piccole – quindi maggiormente vulnerabili – ed esposte, perciò, costantemente al rischio di estinzione.
Le piccole e vulnerabili popolazioni dei Neanderthal
I Neanderthal sono vissuti in Europa e in Asia per centinaia di migliaia di anni. Tuttavia, raccontano i ricercatori, le loro popolazione sono sempre state relativamente piccole, probabilmente composte da poche migliaia di individui, e si estinsero circa 40mila anni fa. A quell’epoca gli esseri umani moderni stavano migrando dall’Africa verso l’Europa, e ciò ha fatto ipotizzare che i nostri antenati fossero i responsabili della scomparsa dei Neanderthal.
Nel nuovo studio, tuttavia, il team di ricercatori, coordinato da Krist Vaesen, ha messo a punto alcuni modelli che simulavano le popolazioni dei Neanderthal in base ai dati genomici, tenendo traccia dei tassi di natalità e di mortalità all’anno e di quanto strettamente fossero imparentati tra loro. Dalle successive analisi i ricercatori sono riusciti a identificare tre processi che presumibilmente hanno reso vulnerabili i Neanderthal: il primo è l’endogamia, ossia l’incrocio tra individui strettamente imparentati o consanguinei, che talvolta può portare a un accumulo di mutazioni genetiche dannose. “In una piccola popolazione, le probabilità di accoppiarsi con un parente sono maggiori”, ha spiegato Vaesen.
Il secondo processo identificato nella ricerca è un fenomeno biologico chiamato effetto Allee, che si verifica quando, in una popolazione molto piccola, i tassi di riproduzione e di crescita degli individui aumentano con la densità della popolazione. “In una popolazione piccola si hanno maggiori problemi a trovare un compagno adatto”, commenta Vaesen, “semplicemente perché non si hanno molte opzioni di scelta”. Infine, ci sono eventi casuali: ad esempio, un tasso di mortalità insolitamente alto in un solo anno. Per una popolazione piccola, come appunto quella dei Neanderthal, ciò può essere davvero un evento catastrofico.
Estinzione per competizione o sfortuna?
“Utilizzando questi modelli per 10mila anni, volevamo verificare se si sarebbero estinti o meno”, ha raccontato l’autore. “Abbiamo scoperto che questi tre processi sarebbero stati sufficienti per far estinguere i Neanderthal”. Tuttavia, hanno precisato i ricercatori, lo studio non dimostra che gli esseri umani moderni non siano stati in competizione con i Neanderthal, limitandosi a evidenziare che questa rivalità non è per forza necessaria per spiegare la loro estinzione.
Rimane ancora da chiarire in che modo i Neanderthal si siano estinti così velocemente dopo l’arrivo dei nostri antenati in Europa. Ma la competizione per le risorse, sottolineano i ricercatori, potrebbe a questo punto non essere la sola ragione. “Sappiamo che i Neanderthal vivevano in piccole sottopopolazioni sparse per l’Europa”, ha concluso Vaesen. “La presenza degli esseri umani avrebbe potuto rendere più difficile per i Neanderthal spostarsi tra i gruppi, costringendo ogni sub-popolazione a rimanere isolata, esacerbando quindi l’inbreeding, l’effetto Allee e altri effetti casuali. Ciò sarebbe potuto bastare”.
Via: Wired.it
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