Datemi un capello e scoprirò di voi più di quel che voi potrete mai immaginare. Potrebbe essere questo il motto di Glen Jackson, professore di scienze forensi dell’Università della West Virginia, che utilizzando raffinate tecniche di analisi chimica, quali la cromatografia liquida combinata alla spettrometria di massa isotopica (LC-IRMS), ha dimostrato di riuscire a carpire da un ciuffo di capelli informazioni prima impensabili. Non più solo l’utilizzo di droghe e di alcol, che da tempo la chioma è in grado di rivelare di noi, anche ad anni di distanza ma dati molto più personali: dall’età al sesso, passando per le abitudini alimentari, lo stile di vita e la corporatura. “L’analisi chimica dei capelli umani può darci dei sorprendenti retroscena sulla vita di una persona”, ha detto Jackson.
I risultati ottenuti fino a oggi sono stati presentati al meeting dell’American Chemical Society. L’analisi forense dei capelli è stata a lungo un perno delle investigazioni criminali. In origine, consisteva nell’esaminare al microscopio colore, spessore e curvatura dei capelli. E, attraverso questi dati, identificare i sospetti del misfatto. Ma la tecnica, secondo molti esperti, è poco attendibile. Nel tempo, il test del DNA è diventato lo standard. Con alcuni limiti: fornisce unicamente il profilo genetico della persona in questione e non rivela niente dello stile di vita che può essere, invece, fondamentale per risolvere in via definitiva un caso.
Così Jackson e colleghi hanno deciso di indagare a fondo sulla composizione dei capelli per capire se fosse possibile sviluppare un sistema in grado di sopperire a questi problemi. La conclusione a cui sono arrivati è che il segreto sta nella cheratina, la proteina filamentosa che costituisce i capelli. È composta da aminoacidi, a loro volta contenenti atomi di carbonio. Il numero di neutroni che c’è al loro interno cambia, presentandosi sotto forma di isotopi diversi, e indicando la reazione chimica che si verifica all’interno del capello. Una reazione che è influenzata da cibo, età, ormoni e ritmo del metabolismo.
Basandosi su questo, il team è riuscito a predire la massa corporea nell’80 per cento dei casi, mentre il sesso nel 90 per cento. Certo, anche se il metodo è molto promettente lo stesso Jackson ammette che c’è ancora molto da fare prima che la tecnica possa essere sfruttata nei laboratori di polizia scientifica. Per il momento, le analisi richiedono differenti ciuffi di capelli della stessa persona, che non sempre – se non quasi mai – è possibile reperire. Una volta superato questo limite, però, la tecnica potrebbe essere uno strumento complementare all’analisi del DNA, per provare a colmare i vuoti informativi che il materiale genetico ci lascia.
Riferimenti: American Chemical Society