Sarebbero dovute arrivare in Australia. Ma la spedizione di 250mila dosi del vaccino di AstraZeneca fuori dai confini europei è stata appena bloccata dall’Italia. La casa farmaceutica, infatti, avrebbe richiesto l’autorizzazione delle dosi prodotte nello stabilimento di Anagni, che sarebbe stata poi rifiutata dal governo italiano, con l’appoggio europeo. Una decisione, la prima nel suo genere in Europa, che nasce sostanzialmente dalla diatriba dovuta all’inadempienza di AstraZeneca sul numero e sulle consegne inizialmente promessi e che si basa sulle nuove regole europee riguardanti l’export dei vaccini anti-Covid verso paesi extra europei.
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L’autorizzazione all’esportazione dei vaccini
Ma come funziona l’esportazione dei vaccini anti-Covid? Come vi avevamo raccontato poco più di un mese fa, per avere un maggior controllo la Commissione europea aveva espresso l’intenzione di valutare l’attivazione di un sistema in cui tutte le aziende produttrici di vaccini nell’Ue avrebbero dovuto inviare una notifica tempestiva ogni qual volta ci fosse l’intenzione di esportare lotti nei paesi extraeuropei. E solamente alcuni giorni dopo, nel tentativo quindi di migliorare la trasparenza sulle esportazioni, la Commissione aveva messo in atto questa specifica misura, ossia che le spedizioni dei vaccini dovranno temporaneamente (fino alla fine di marzo 2021) essere soggette a un’autorizzazione da parte di Stati membri.
Una misura temporanea
Una misura, precisano dalla Commissione, mirata, trasparente e temporanea, che si applica solo alle esportazioni da aziende produttrici di vaccini anti-Covid con le quali l’Ue ha concluso gli accordi anticipati di acquisto, chiamati Advance Purchase Agreements (Apa) e che esclude le forniture di vaccini per gli aiuti umanitari o destinate ai paesi che rientrano nel programma internazionale Covax. “Questo sistema mirato e limitato nel tempo copre solo quei vaccini Covid-19 concordati da accordi di acquisto con l’Ue”, commenta il vicepresidente per le politiche economiche europee Valdis Dombrovskis. “L’obiettivo è fornire maggiore chiarezza sulla produzione di vaccini nell’Ue e sulle loro esportazioni: questa trasparenza è mancata ed è fondamentale in questo momento”.
Più controllo per la carenza di vaccini
La Commissione europea, si legge nel documento, ha investito ingenti somme (gli Apa, appunto) per accelerare lo sviluppo e aumentare la capacità di produzione dei vaccini (un processo lungo che normalmente dura 10 anni), con lo scopo di garantire una consegna più rapida ai cittadini europei. In cambio, infatti, il diritto di acquistare un determinato numero di dosi di vaccino in un dato periodo di tempo. Per l’Unione europea si è reso necessario, alla luce di una potenziale carenza di vaccini anti-Covid, monitorare come sono stati utilizzati i fondi erogati nell’ambito degli Apa e mettere a punto un sistema di trasparenza.
“La pandemia sta avendo effetti devastanti in Europa e in tutto il mondo”, commenta Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea. “La protezione della salute dei nostri cittadini rimane la nostra massima priorità e dobbiamo mettere in atto le misure necessarie per assicurarci di raggiungere questo obiettivo. Questo meccanismo di trasparenza e autorizzazione è temporaneo e ovviamente continueremo a mantenere i nostri impegni nei confronti dei paesi a basso e medio reddito”.
Via: Wired.it
Credits immagine di copertina: torstensimon via Pixabay