Falsi ricordi: quanto è attendibile un fumatore di cannabis?

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Falsi ricordi, errato riconoscimento di episodi, fatti, parole del passato. L’effetto negativo della cannabis sull’apprendimento e la memoria è stato ampiamente studiato[1] e associato all’azione sui recettori per i cannabinoidi di tipo 1 (CB1) nell’ippocampo, una struttura cerebrale cruciale per la memoria[2]. Ma una recente ricerca della University of California[3] suggerisce che la cannabis possa anche indurre falsi ricordi, far ricordare fatti che non sono realmente avvenuti e parole mai pronunciate.

L’esperimento con i fumatori di cannabis

Lo studio è stato condotto su 64 consumatori occasionali di cannabis, in buona salute, con un rigoroso protocollo randomizzato (i partecipanti arruolati in modo casuale), controllato con placebo (con soggetti che hanno assunto nello stesso laboratorio e con la stessa procedura una sostanza inerte) e in doppio cieco (né sperimentatori né partecipanti erano a conoscenza chi assumeva una dose di cannabis o il placebo).

In ogni sessione sperimentale i partecipanti hanno inalato il vapore di una singola dose di cannabis (300 microgrammi di THC per kg di peso corporeo) o di un placebo e poi hanno eseguito compiti di memoria subito dopo e una settimana dopo. In un primo esperimento, gli individui che avevano fumato cannabis si sono rivelati più inclini al falso riconoscimento, indicando come note alcune parole che in realtà non erano state presentate in precedenza.

In altri due distinti esperimenti di realtà virtuale, invece, dopo aver assistito a una rissa o a un furto, i volontari sono stati esposti a flussi di disinformazione sugli eventi di cui erano stati “testimoni”: una serie di domande che suggerivano possibili scenari (come può capitare durante un processo) durante un’intervista o attraverso il resoconto di un secondo testimone virtuale. Anche in questo caso i dati raccolti hanno indicato che, rispetto ai soggetti esposti al placebo, i fumatori di cannabis avevano un maggior numero di falsi ricordi sia nel’immediatezza, nella fase dell’intossicazione, sia a lungo termine, interrogati a distanza di una settimana.

Testimoni meno attendibili

Il fenomeno delle false memorie è comune anche tra chi non fa uso di sostanze e dipende dal modo stesso con cui funziona la memoria e il richiamo dei ricordi [4]. Questo studio tuttavia pone una questione seria relativamente alla conduzione delle indagini su atti criminosi e in ambito legale. La cannabis è la sostanza illecita più usata in tutto il mondo, e ciò purtroppo rende piuttosto frequente l’associazione il suo consumo e atti criminosi [5]. Considerato che le testimonianze oculari e di soggetti di cui si sospetta il coinvolgimento sono spesso l’unica prova su cui incardinare i processi, la raccolta di testimonianze affidabili è cruciale.

La maggiore probabilità di false memorie dovuta all’uso di cannabis dovrebbe essere tenuto in conto dagli inquirenti nel corso delle indagini e anche in sede di giudizio, soprattutto se si ritiene plausibile l’uso o se si è al corrente di un effettivo consumo della sostanza da parte del sospettato o del testimone.


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Riferimenti bibliografici

[1] M. Ranganathan, D. C. D’Souza, The acute effects of cannabinoids on memory in humans: A review. Psychopharmacology (Berl.) 188, 425–444 (2006); S. J. Broyd, H. H. van Hell, C. Beale, M. Yücel, N. Solowij, Acute and chronic effects of cannabinoids on human cognition—A systematic review. Biol. Psychiatry 79, 557–567 (2016);

[2] R. Mizrahi, J. J. Watts, K. Y. Tseng, Mechanisms contributing to cognitive deficits in cannabis users. Neuropharmacology 124, 84–88 (2017).

[3] Lilian Kloft, Henry Otgaar, Arjan Blokland, Lauren A. Monds, Stefan W. Toennes, Elizabeth F. Loftus, Johannes G. Ramaekers, Cannabis increases susceptibility to false memory. Proceedings of the National Academy of Sciences Mar 2020, 117 (9) 4585-4589

[4] E. F. Loftus, Memories of things unseen. Curr. Dir. Psychol. Sci. 13, 145–147 (2004).

[5] J. R. Evans, N. Schreiber Compo, M. B. Russano, Intoxicated witnesses and suspects: Procedures and prevalence according to law enforcement. Psychol. Public Policy Law 15, 194–221 (2009).