Fecondazione in vitro low-cost

Una tecnica di fecondazione in vitro low-cost, che potrebbe essere utilizzata anche nei paesi in via di sviluppo: è ciò che ha proposto Elke Klerkx del Genk Institute for Fertility Technology durante la conferenza annuale dell’European Society of Human Reproduction and Embriology (Eshre) a Londra. Lo studio effettuato in Belgio fornisce la prima dimostrazione che la nuova tecnica per la fecondazione in vitro (Fiv) sviluppata presso la University of Colorado UC-Boulder ha percentuali di successo paragonabili a quella convenzionale per quanto riguarda il numero di bambini nati sebbene sia molto più economica. Con un costo che si aggira sui 200 euro per ciclo, la Fiv low-cost è di particolare interesse per i paesi in via di sviluppo e potrebbe rendere il trattamento dell’infertilità accessibile a tutti.

La nuova tecnica si basa sull’uso di un sistema semplificato per la coltura degli embrioni, che elimina la necessità di incubatori controllati da microprocessori complessi che mantengono condizioni di pressione e temperatura ottimali per lo sviluppo embrionale. In pratica il nuovo metodo usa un mini-incubatore, costituito da due tubi di vetro sigillati e altro materiale economico. In uno dei tubi è contenuta una miscela di composti chimici comuni, bicarbonato di sodio e acido citrico, che servono per produrre la quantità necessaria di anidride carbonica, che viene poi trasferita (per mezzo di una piccola connessione) al mezzo di coltura nel secondo tubo nel quale vengono iniettati (attraverso una siringa) gli ovociti e lo sperma. La fecondazione e lo sviluppo dell’embrione vengono quindi valutati attraverso il tubo.

Secondo Van Blerkom, ideatore del sistema presso UC-Boulder, questo mini-incubatore è talmente piccolo che potrebbe essere contenuto nella tasca di una camicia e può funzionare in qualsiasi posto senza richiedere infrastrutture costose.

Lo studio presentato al congresso è cominciato nel 2012 e ha coinvolto donne di età inferiore ai 36 anni che si sottoponevano a Fiv e con almeno otto ovociti disponibili per la fecondazione. Analizzando la qualità degli embrioni prodotti a tre giorni dalla fecondazione, il numero degli impianti e delle gravidanze, gli autori hanno dimostrato che il successo ottenuto con questo tipo di tecnica è paragonabile a quello di una Fiv eseguita con metodi convenzionali. Infatti, su un totale di 35 cicli effettuati, il 65,7% produceva embrioni di buona qualità con il metodo di coltura semplificato, indistinguibili da quelli ottenuti con il metodo tradizionale. La frequenza di impianto nell’utero era del 34,8% e nel 30,4% dei casi la gravidanza procedeva normalmente, con solo un caso di aborto dopo otto settimane di gestazione. Finora, grazie alla Fiv low-cost, sani sono nati 12 bambini con parto naturale e a termine. 

Come spiega Klerkx, questa ricerca fa parte del Walking Egg Project, un’iniziativa internazionale che ha lo scopo di aumentare la consapevolezza sul problema dell’infertilità femminile e delle sue conseguenze nei paesi in via di sviluppo. La procreazione medicalmente assistita finora ha fatto nascere circa 5 milioni di bambini (vedi Galileo: I bambini in provetta sono 5 milioni). Tuttavia, i benefici di questa tecnologia sono rimasti limitati ai paesi sviluppati, gli unici che possono pagarne i costi. Nei paesi in via di sviluppo, invece, l’infertilità rimane uno dei problemi medici che riceve meno attenzione con conseguenze molto negative per le donne che non possono avere figli, le quali spesso subiscono abusi e violenze, sono trattate come donne di seconda categoria e costrette ad accettare matrimoni poligami.

Secondo le stime degli autori, grazie a questo metodo, un ciclo di Fiv con trasferimento di un singolo embrione e limitata stimolazione ormonale potrebbe costare circa 200 euro, un costo pari al 10-15% di quello attuale. Il nuovo metodo potrebbe, pertanto, offrire la possibilità di avere un figlio a una porzione molto più ampia della popolazione mondiale, promuovendo una maggiore giustizia e uguaglianza sociale

Credits immagine: Nina Matthews Photography/Flickr

1 commento

  1. Ogni progresso scientifico e tecnologico ha sicuramente una sua utilità, dissento però da come viene presentata l’utilità di questo per due motivi:
    1. Il processo di FIV e incubazione rappresenta una frazione del costo totale di una procedura di FIVET, il grosso dei costi è dato dai farmaci per la stimolazione e dalle procedure chirurgiche per il pick-up: se il costo della FIV+incubazione passa da 2000 a 200 euro il costo totale passa da 12000 a 10200.
    2. Che la cosa sia di particolare interesse nei paesi in via di sviluppo è quasi preoccupante, visto che in quegli stessi paesi il problema si chiama sovrappopolazione. Spero che le risorse li invece che per la FIVET si spendano per diminuire la mortalità infantile…

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