Un paradiso naturalistico e archeologico in miniatura, poco più di 1 chilometro quadrato e mezzo di estensione, in passato terra di confino per personaggi illustri, da Giulia, figlia di Augusto, ad Altiero Spinelli, passando per l’ex presidente della Repubblica Sandro Pertini. Ventotene, isola vulcanica dell’arcipelago pontino, nel Mar Tirreno, è tanto bella quanto delicata: solo un anno fa qui morirono tragicamente due ragazze per la frana di un costone di tufo. E ora, mentre ci si appresta a tornare alla vita di sempre dopo l’assalto estivo dei turisti, a tenere banco tra i 700 abitanti (e non solo) è la polemica per il progetto di un tunnel, lungo 259 metri, da scavare in parte proprio nella roccia tufacea, destinato a collegare il porto commerciale di Cala Rossano con il centro del paese. L’opera sarà realizzata mettendo in sicurezza l’area interessata, puntualizza il Comune, e mira a salvaguardare l’isola liberando finalmente dal traffico le aree del porto romano e del centro storico. Dura la risposta degli ambientalisti e delle associazioni di cittadini: è un’opera pericolosa, inutile e costosa dal punto di vista ambientale per un territorio che ha già pagato a caro prezzo le conseguenze dell’abusivismo, della cementificazione selvaggia e del dissesto idrogeologico.
L’opera, del valore di circa 5 milioni di euro, è stata oggetto di un bando pubblico pubblicato il 22 agosto scorso, dal quale si evince l’intenzione del Comune di “realizzare un nuovo collegamento al centro abitato dal porto nuovo evitando il transito veicolare attraverso le banchine del porto romano e le strade del borgo antico; il nuovo collegamento si articolerà interamente in galleria, di cui una parte da realizzarsi attraverso la perforazione di un tratto di costa classificato a rischio frana. Per questo tratto il progetto definitivo ed il successivo esecutivo da redigersi a cura dell’aggiudicatario dovranno prioritariamente dimostrare l’eliminazione del rischio”.
Parole che hanno sollevato più di una perplessità. Secondo gli esperti, infatti, i lavori di realizzazione renderanno ancora più fragile l’isola. “Il progetto accentua il problema delle frane. Nel capitolato di appalto si parla anche di perforazioni, micropali, diaframmi, cemento armato. Ma questo materiale non è compatibile con la roccia tufacea di cui è composta la costa di Ventotene”, spiega Riccardo Caniparoli, geologo esperto in Valutazione di impatto ambientale (Via) e dissesto idrogeologico. “L’utilizzo di cemento appesantisce il costone creando disequilibri strutturali e a lungo andare il distacco di masse di tufo. Per non parlare del fatto che la costruzione di una galleria provoca un cambiamento nella circolazione idrica sotterranea; si potrebbero così avere delle concentrazioni di acqua dove prima non c’erano, con danni sull’equilibrio idrogeologico”.
A preoccupare è anche l’aumento del traffico che il tunnel provocherebbe. “Con il passaggio dei mezzi pesanti aumenterebbero le vibrazioni e il rumore, con conseguenze sul già fragile ecosistema”, continua Caniparoli, che ritiene la strada scelta per lo sviluppo di Ventotene incompatibile con la natura stessa dell’isola. “Con questo progetto si rischia di ‘sovraccaricare’ un territorio che per sua struttura potrebbe ospitare solo un certo numero di persone e dovrebbe essere fruibile solo a piedi. Esistono alternative più ecologiche ed economiche, come l’uso dei mini taxi elettrici, teleferiche per il trasporto delle merci o dei turisti, cremagliere”.
Non solo. L’isola è una zona archeologica e di interesse scientifico per la sua origine vulcanica oltre che un’area di pregio naturalistico: è riserva naturale statale dal 1999, Zona a protezione speciale (Zps) e Sito di interesse comunitario (Sic). Per questo le associazioni ambientaliste chiedono l’immediato ritiro del bando. Dopo gli allarmi lanciati da Wwf e Legambiente, anche la Lipu Birdlife si è unica al coro dei no chiedendo al ministri dell’Ambiente e dei Beni Culturali di bocciare l’opera. “Ogni anno circa 5 miliardi di uccelli migratori, appartenenti ad oltre 200 specie diverse, attraversano il Mediterraneo a primavera e in autunno per spostarsi dai territori europei di nidificazione a quelli di svernamento in Africa, e viceversa. Nel loro viaggio si fermano proprio a Ventotene”, spiega Giorgia Gaibani, responsabile settore Iba (Important Bird Area) e Rete Natura 2000 della Lipu. “Per tutti i piccoli uccelli che sorvolano ampi bracci di mare aperto, come le rondini, le upupe, i piccoli luì e i variopinti gruccioni, il sistema delle piccole isole italiane costituisce una rete vitale di aree di sosta dove riposare e recuperare le forze. La qualità del territorio, la presenza di vegetazione selvatica e il grado di disturbo antropico sono aspetti fondamentali per la conservazione di questi straordinari viaggiatori”. Ma questi elementi, continua la Gaibani, sono oggi seriamente compromessi su Ventotene “a causa della sempre maggiore quantità di cemento che ogni anno viene utilizzata per opere abusive e non, per gli incendi devastanti, per i cantieri perenni e per una forma di turismo gestita in modo ben poco sostenibile, se si tiene conto che l’isola passa da 300 abitanti in inverno a oltre 5.000 nei mesi estivi”.