Fermo pesca, il mare chiude i battenti

Per dare respiro a un settore in crisi e dare tregua ai banchi di pesci, che devono potersi riprodurre per ripopolare le acque stremate dalla pesca intensiva, ha inizio oggi il “fermo pesca” decretato dal ministro Nunzia De Girolamo, in accordo con le associazioni dei pescatori italiani. Lo stop riguarderà le barche professionali che pescano usando sistemi di traino.

Si comincia dalle acque del mare Adriatico, in particolare nella zona tra Trieste e Rimini dove durerà 42 giorni, con la sola eccezione delle piccole imbarcazioni che potranno continuare la loro attività. Dopo questo primo periodo di fermo verranno coinvolte anche le altre coste italiane, per garantire il riposo e la ripresa di tutti i mari che circondano la Penisola e le sue isole. Dal cinque agosto le attività verranno quindi interrotte nell’Adriatico centro-meridionale, da Pesaro a Bari, e dal primo ottobre lo stop riguarderà invece lo Ionio e il Tirreno, mentre Sardegna e Sicilia decideranno come gestire il fermo pesca in piena autonomia nel periodo tra agosto e settembre, anche sovrapponendosi temporalmente ad altre zone.

Durante il fermo della pesca quindi, va da sé che il pesce che troveremo sui banchi del mercato o nei ristoranti non sarà locale. Bisogna dunque prestare attenzione alla provenienza del pescato indicata dai rivenditori, consapevoli che la materia prima potrebbe arrivare dall’estero, dalle regioni limitrofe non ancora coinvolte dal blocco, oppure trattarsi di prodotto surgelato.

E tuttavia è il settore stesso della pesca a essere in grande crisi. Non sarà colpa dell’aumento dei prezzi? No, risponde Impresa Pesca, il sindacato dei pescatori e degli acquacoltori aderente alla Coldiretti, perché i prezzi non sono aumentati. Sono le famiglie italiane ad aver rinunciato al pesce. Arrivano dall’Ismea infatti i dati riguardo al primo trimestre del 2013: oltre il 6% delle famiglie ha completamente rinunciato all’acquisto di pesce fresco, il cui consumo è calato complessivamente del 16% a causa della crisi economica. Cosa è scomparso dai piatti degli italiani? Mangiamo meno calamari (-15%), cozze e mitili (-12%), ma sono calati molto anche i consumi di trote e polpi (-9%) e di pesce azzurro, in particolare modo delle alici (-14%).

Un grosso calo ha riguardato anche i posti di lavoro generati dal settore della pesca; sono infatti ben 18.000 quelli perduti negli ultimi trenta anni, accompagnati da una diminuzione del 35% delle imbarcazioni. Una boccata d’aria potrebbe arrivare grazie allo sblocco di 70 milioni di euro del Fondo europeo per la pesca, annunciato dal ministro De Girolamo qualche giorno fa. Il fondo, che lo scorso anno era stato sospeso dalla Commissione di Bruxelles, potrà andare a favore dei pescatori italiani, e verrà erogato in base a una serie di motivazioni che variano dalla compensazione dei redditi per i fermi della pesca degli anni passati, ad aiuti per la demolizione di imbarcazioni in sovrannumero.

Credits immagine: Pachango/Flickr

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here