Fiamme, polemiche e incentivi

Arriva l’estate e l’Italia va in fiamme: 646 incendi per un totale di 7.704 ettari di bosco bruciati nei nel solo mese di luglio. E puntualmente scoppiano le polemiche sui mezzi che mancano, sui ritardi degli interventi, sulle responsabilità, abilmente rimpallate tra i vari organismi competenti, e soprattutto sull’inadeguatezza della legge. Quella dell’estate 2000 però potrebbero essere l’ultima rappresentazione di una lunga serie di tragedie annunciate: una nuova legge, che prevede incentivi per le Regioni in cui non ci siano stati incendi favorendo così la prevenzione, sta per essere approvata in Parlamento segnando l’inizio di una nuova era per quello che un tempo era il Giardino d’Europa.

C’è un luogo però nel Belpaese dove questo new deal è già iniziato: Braciliano, un piccolo paese della provincia di Salerno. Qui da cinque anni a questa parte non è andato in fumo nemmeno un ettaro di bosco. Eppure i dipendenti comunali addetti alla lotta agli incendi sono “solo” 11. Poca cosa rispetto agli eserciti di uomini schierati dalle Regioni: 30 mila operatori forestali (fra stagionali e assunti a contratto indeterminato) per 140 mila ettari di bosco, uno ogni 4 ettari e mezzo, in Sicilia, 13 mila in Calabria (7 mila stagionali e 6 mila permanenti), un uomo ogni 37 ettari circa, 5500 (oltre a quelli del corpo forestale) in Campania, per circa 280 mila ettari di bosco, e 7 mila guardie forestali in Sardegna per un’area boschiva di 280 mila ettari.

Eppure questo imponente schieramento sembra non bastare. E si continuano a chiedere nuovi mezzi. Non a Braciliano però, dove il sindaco Gianni Iuliano ha trovato un metodo tanto semplice quanto efficace per prevenire gli incendi: ai dipendenti forestali stagionali vengono decurtate dal compenso – circa 2 milioni per tre mesi – 100 mila lire ogni rogo che divampa e che eventualmente bruci poco più di tre chilometri quadrati. E proprio il metodo bonus malus, collaudato da Iuliano a livello locale, è stato esportato a livello nazionale, inserendolo nel disegno di legge.

Il paese salernitano non è l’unico esempio di protezione e tutela dell’ambiente che funzioni. Sempre in Campania c’è una zona che negli ultimi sette anni non ha visto bruciare nemmeno uno dei suoi 10 mila ettari di estensione: il Parco nazionale del Vesuvio. Un risultato dovuto in gran parte alla sinergia fra associazioni di volontariato, Corpo forestale dello stato e personale del parco. “Abbiamo iniziato a occuparci della zona nel 1993 dopo che un incendio aveva distrutto 600 ettari di bosco”, racconta Pasquale Gigliano, geologo, responsabile tecnico per Legambiente della campagna antincendi nel parco, “e nel 1996 c’è stato il salto di qualità: grazie alla collaborazione con l’ente Parco, che ha finanziato i rimborsi ai volontari e l’acquisto di attrezzature leggere per l’avvistamento e l’intervento da terra”. La rapidità di avvistamento dei focolai, quindi la presenza di uomini a terra, il presidio del territorio, è fondamentale. Anche perché sembra funzionare una sorta di controllo reciproco tra le varie unità operative. “Paradossalmente”, ricorda Gigliano, “laddove ci sono più risorse umane, tra cui operatori stagionali, si verificano più incendi. La politica anti incendi deve cambiare e la logica deve essere di premiare le regioni che non bruciano e non di finanziare gli interventi di spegnimento, quando oramai il grosso del danno è fatto”.

Oggi la legge prevede che alle “persone comunque impiegate nelle operazioni di spegnimento […] è corrisposto, per le prestazioni effettuate, un compenso orario determinato in base alle vigenti tariffe previste dalle tabelle provinciali addetti ai lavori agricoli e forestali. Il compenso grava sul bilancio del Ministero dell’agricoltura e delle foreste”.

Questa logica viene ribaltata dalla legge quadro sugli incendi in discussione proprio nei giorni scorsi alla Camera. Basterà? “Non bisogna farsi illusioni”, risponde Grazia Francescato, leader dei Verdi, “ogni estate l’Italia sarà una grande ustionata. Non bastano leggi e norme, bisogna soprattutto agire sul modo di pensare degli incendiari che credono che sia ancora possibile costruire sui terreni bruciati, o su qualche operaio stagionale che viene assunto e cede alla tentazione di procurarsi il lavoro bruciando il bosco. Per evitare tutto questo bisogna dare incentivi ai forestali se il bosco messo sotto loro custodia a fine anno è intatto, premiare i comuni che a fine anno vantano il loro patrimonio boschivo integro. Inoltre bisogna dare incentivi a contadini e allevatori che, essendo già sul posto possono intervenire tempestivamente. Bisogna trasformare tutti gli italiani in custodi dei boschi, premiando gli atteggiamenti positivi”.

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