Le fobie, quelle paure irrazionali così forti che a volte impediscono di agire e pensare, non vanno evitate, ma affrontate, meglio inconsciamente. Il segreto sembrerebbe infatti riproporre una determinata paura, ma imbattendosi in quegli stimoli distrurbanti in maniera non del tutto cosciente. È quanto suggerisce il team di ricercatori guidato da Bradley S. Peterson dell’Institute for the Developing Mind at Children’s Hospital di Los Angeles, secondo cui il metodo dell’esposizione inconsapevole alle fobie potrebbe essere utile anche per il trattamento di bambini e adolescenti affetti da disturbi d’ansia.
Partendo da precedenti ricerche con cui era stato dimostrato che il 75-80% dei fobici sono di sesso femminile, gli scienziati hanno reclutato 21 donne con la paura per i ragni e 21 tutt’altro che spaventate dall’animale. Ad entrambi i gruppi sono state mostrate immagini di ragni in due diversi modi: molto brevemente (senza consapevolezza) e con un prolungato periodo di osservazione (quindi ben visibili). La visione fugace è stata realizzata attraverso una tecnica nota come “mascheramento all’indietro” in cui un’immagine, in questo caso quella dei ragni, viene sottoposta al destinatario in una manciata di secondi, per poi essere immediatamente seguita da una foto non bersaglio o “maschera” che impedisce il riconoscimento del bersaglio.
Grazie alla risonanza magnetica funzionale i ricercatori hanno osservato, raccontano su Human Brain Mapping, che nelle partecipanti fobiche, la breve esposizione alle foto dei ragni aveva attivato le regioni subcorticali del cervello che regolano la paura, non scatenando alcuna reazione di panico. Diversamente, la visione più prolungata delle immagini aveva disattivato, nelle donne intimorite dai ragni, le aree del cervello che regolano la paura.
“Il nostro studio ha dimostrato che il cervello è maggiormente in grado di elaborare gli stimoli temuti quando vengono presentati senza consapevolezza – ha spiegato Siegel- I nostri risultati suggeriscono che le persone fobiche possono essere meglio preparate ad affrontare le rispettive paure, se in un primo momento vengono messe in condizioni di affrontarle in maniera inconsapevole”.
Riferimenti: Human Brain Mapping