Le foche sono cacciatrici straordinarie: sono in grado di individuare e afferrare i pesci anche in condizioni di scarsissima visibilità, di notte e in acque profonde. E non grazie a una vista particolarmente acuta (in natura sono stati spesso osservati esemplari ciechi e allo stesso tempo ben nutriti), né a un sistema sonar come quello utilizzato dai delfini. Il segreto della straordinaria capacità di questi pinnipedi è nei loro baffi.
Baffi come quelli dei gatti
Si tratta di strutture simili alle vibrisse feline: sono innervati da fibre che reagiscono a ogni minima flessione e funzionano come sensori di un raffinato sistema di rilevamento idrodinamico sintonizzato su un’ampia gamma di frequenze, che vanno da quelle generate dai pesci (il cibo preferito dalle foche) a quelle prodotte da cospecifici o da possibili predatori. E’ quello che hanno scoperto due zoologi dell’Università di Bonn, Guido Denhardt e Horst Bleckmann, sperimentando la sensibilità di un maschio di Phoca vitulina alle onde prodotte da una sfera oscillante nell’acqua.
Vedere e sentire coi baffi
In un articolo pubblicato su Nature, i due ricercatori spiegano di aver addestrato l’animale a infilare la testa in un cerchio, tenendo il muso a contatto con un dispositivo che ne rilevava l’esatta distanza dalla sfera (e quindi l’effettiva ampiezza dello stimolo), e a ritrarla nel caso avvertisse un movimento nell’acqua. Appena veniva bendata e isolata dai rumori esterni con una cuffia, la foca orientava immediatamente i baffi in avanti. In queste condizioni, si è rivelata particolarmente sensibile a una gamma di frequenze dai 100 ai 10 Hz, e quindi anche a quelle molto deboli, simili cioè a quelle generate dai guizzi dei pesci.
In particolare, la vitulina rispondeva all’accelerazione dello stimolo idrodinamico quando le frequenze d’onda erano basse, mentre, in presenza di valori più alti era reattiva allo spostamento dell’acqua. Il maschio di vitulina è riuscito a rilevare spostamenti d’acqua a velocità bassissime, sino a 245 micrometri (1 micrometro equivale a un milionesimo di metro) al secondo, molto inferiori a quelle prodotte da un pesce di 22 centimetri. Decisamente nulla era invece la reazione dell’animale all’oscillazione della sfera quando gli veniva fatta indossare una sorta di museruola che lasciava passare l’acqua ma impediva il movimento dei baffi.