La Corte di giustizia europea ha condannato la Francia per violazione delle norme comunitarie sulla pesca. In particolare, per non aver vigilato sull’impiego delle reti derivanti, proibite nei mari europei. Per “mettersi in riga”, lo stato francese ha a disposizione un «ragionevole lasso di tempo», passato il quale si farà concreta, a detta degli avvocati di EEF, il rischio di sanzioni economiche da parte della Commissione.
La sentenza emessa lo scorso 5 marzo è stata accolta con soddisfazione dalle associazioni ambientaliste. «E’ una vittoria contro l’uso delle reti derivanti, proibite nell’Unione Europea dal 2002”, ha dichiarato Xavier Pastor, direttore esecutivo di Oceana, un’organizzazione che ha spesso denunciato violazioni delle regole comunitarie da parte delle flotte europee. Correndo anche qualche rischio: nel 2007, per esempio, l’imbarcazione che documenta le infrazioni dei pescatori fu aggredita da sette pescherecci al largo di san Rafael, nel Sud della Francia. Risoltosi con l’intervento delle autorità, l’attacco venne documentato in tempo reale dagli ambientalisti e mostra i pescatori che, dopo essersi scoperti i genitali in segno di offesa, passano all’azione e tentano di incastrare l’imbarcazione ambientalista con le reti per farsi consegnare il materiale filmato.
Utilizzate per la pesca del tonno rosso, le reti derivanti sono state messe al bando perché responsabili della cattura accidentale di diverse migliaia di cetacei ogni anno. Purtroppo però l’atteggiamento lassista della Francia non è un caso isolato. Un procedimento analogo, ricorda Pastor, è in corso contro il nostro paese: “Ci aspettiamo una sentenza simile per l’Italia, dove abbiamo già denunciato oltre 150 imbarcazioni che continuano ad utilizzare reti derivanti dopo aver percepito sovvenzioni per la loro riconversione. Tra l’altro, recentemente l’Italia ha già restituito all’Unione Europea 7,7 milioni di euro per questa frode”. (r.s.)
Guarda il video dell’attacco all’imbarcazione di Oceana: